“In ‘Nuovo Avanti!’ del 29 gennaio 1938, Pietro Nenni, sotto lo pseudonimo di P. Emiliani, aveva pubblicato un articolo: ‘Il Manifesto dei comunisti ha novant’anni’, in cui si leggeva: “Marx stesso ha chiarito nella lettera del 5 marzo 1852 a Weydemeyer in che consistesse il suo apporto personale alla dottrina socialista: “1) ciò che feci di nuovo fu dimostrare che l’esistenza delle classi è legata a delle fasi di sviluppo storico determinate dalla produzione; 2) che la lotta di classe conduce necessariamente alla dittatura del proletariato; 3) che questa dittatura costituisce la transizione che mena alla abolizione di tutte le classi e a una società senza classi”. Le successive acquisizioni hanno confermato questi tre punti. Ogni allontanamento da Marx è stato per il movimento operaio un segno di debolezza e di sconfitta, ogni ritorno al marxismo un segno di forza e un elemento di vittoria”. Angelo Tasca, che andava già allontanandosi da Marx, prima di rinnegarlo definitivamente per la “rivoluzione nazionale” del gruppo ‘Effort’, scrisse a Nenni il 1° febbraio 1938 una lunga lettera per esprimere il suo dissenso dalle conclusioni dell’articolo pseudo-teorico dello stesso Nenni. Questi rispose a Tasca il 3 febbraio con la lettera seguente: “Caro Tasca, parlando del ‘Manifesto’ mi pare difficile che si potesse ignorare la lettera a Weydemeyer che ne è il commento più autorizzato. Quella lettera – a mio giudizio – Marx la avrebbe scritta  anche alla fine della sua esperienza e penso che è vera ancora oggi in quanto ‘tendenza’. (…)”” [Alfonso Leonetti, Quando Nenni esaltava la dittatura del proletariato. (Lettere al direttore) [Rinascita, n° 21, 23 maggio 1964]