“E l’Engels aveva compreso come della “teoria” si fosse ben impadronito Turati, che unificava il partito nella lotta legale di generale ascesa del proletariato, inteso fuori della tradizionale scissione operai-contadini e tuttavia poneva la lotta per la libertà e contro la guerra e quindi l’alleanza con quegli stessi radicali “borghesi” da cui appena aveva staccato il partito come urgente compito attuale del socialismo. Di questa costante benevolenza dell’Engels (e dei suoi cooperatori d’allora, il Kautsky, il Bernstein, il Plekhanov, il Mehring) per Turati è testimone l’appoggio che Engels gli mantenne contro le sfuriate del Labriola, persino in materia, che toccava il ‘sancta sanctorum’ della difesa della dottrina come la polemica col Loria; e Turati per conto suo fu sempre pronto a opporre a tutti gli oppositori estremisti del partito, quasi inoppugnabile testimonianza, la prefazione dell’Engels alle ‘Lotte di classe in Francia’ del Marx, che, scritta nel 1893, uscì postuma nel 1895, prefazione nella quale e il suffragio universale e la lotta parlamentare venivano innalzate da strumenti della borghesia per mascherare ogni coscienza delle disuguaglianze reali attraverso la finzione dell’uguaglianza giuridica a possibile strumento di emancipazione dei lavoratori” [Aldo Garosci, Questioni turatiane] [in Aa.vv, ‘Filippo Turati cinquant’anni dopo’, 1983]