“Così Sancio, l’assalitor del mondo, si riduce alle proporzioni di scribacchino di un ufficio passaporti. A p. 184 del Commentario egli spiega con molta unzione e grande godimento di se stesso che lui non si sazia quando l’imperatore del Giappone mangia perché i suoi intestini e quelli dell’imperatore del Giappone sono “intestini unici”, “incomparabili”, ‘id est’ non sono ‘gli stessi’. Se Sancio immagina di aver abolito con ciò i rapporti sociali sinora esistenti, o anche soltanto le leggi naturali, questa ingenuità è troppo grande e deriva soltanto dal fatto che i filosofi non hanno rappresentato i rapporti sociali come rapporti reciproci di questi individui identici a se stessi e le leggi naturali come relazioni reciproche di questi determinati corpi. E’ famosa l’espressione classica che Leibniz ha dato a questo vecchio principio (che figura in prima pagina in tutti i manuali di fisica come dottrina dell’impenetrabilità dei corpi): “Opus tamen est ut quaelibet monas differat ab alia quacunque, neque enim unquam dantur in natura duo entia, quorum unum conveniat cum altero”. (Principia Philos. seu Theses ecc.). L’unicità di Sancio qui è caduta al livello di una qualità che egli ha in comune con qualsiasi pidocchio e con qualsiasi granello di sabbia. La più grande smentita con cui potesse finire la filosofia era di considerare come una delle più grandi scoperte il giudizio, alla portata di qualsiasi villano e di qualsiasi sergente di polizia, secondo cui Sancio non è Bruno, e di considerare come una vera meraviglia il fatto di questa differenza. Così, l'”evviva critico” del nostro “virtuoso nel pensiero” si è trasformato in un Miserere acritico.” [Karl Marx Friedrich Engels, L’ ideologia tedesca, 1958]