“Il 7 luglio 1866, Marx scriveva a Engels: “tu capisci come sarebbe grande la mia gioia, se tu apparissi anche nella mia opera principale (sin’ora non ho scritto che delle cosa da nulla) come collaboratore diretto e non solo attraverso citazioni!”. Così, nel 1866, tutta la propria opera sembrava a Marx poco degna di interesse in rapporto al ‘Capitale’. La rivoluzione compiuta con il ‘Manifesto’, che poneva la lotta delle classi al centro della storia, è dunque così poco importante in confronto alla scoperta delle basi economiche di questa lotta? L’introduzione a ‘Per la critica dell’economia politica’ sembra fornirci, anche su questo punto, precisazioni decisive: “La popolazione è un’astrazione, se tralascio le classi da cui essa è composta. A loro volta, queste classi sono una parola priva di senso se non conosco gli elementi su cui esse si fondano, per es. lavoro salariato, capitale, ecc…Il capitale, per es., senza lavoro salariato, senza valore, denaro, prezzo ecc., è nulla”. Questo passaggio fondamentale verte, come tutta l”Introduzione’, sul metodo (…)”. [Jean-Claude Michaud, Teoria e storia nel “Capitale” di Marx, 1960]