“”La proprietà privata può essere abolita solo a condizione che gli individui siano giunti ad un grado di sviluppo universale appunto perché le relazioni e le forze produttive da essi incontrate sono universali e possono appropriarsele, ossia farne una libera manifestazione della loro vita, solo individui che si sviluppano su un piano universale. Abbiamo mostrato che gli individui attuali debbono abolire la proprietà privata perché le forze produttive e le forme di relazioni si sono sviluppate al punto che sotto la dominazione della proprietà privata esse sono diventate forze distruttive, e perché l’antagonismo tra le classi è stato spinto fino all’estremo (17)”. Mentre dunque “nella storia finora avutasi una condizione particolare è apparsa sempre come casuale, è divenuta casuale la separatezza stessa degli individui, il privato mestiere di ciascuno” (18) e dunque deve essere sostituito con una società comunista – “l’unica ove lo sviluppo libero ed originale degli individui non sia una frase” (19). Su tali asserzioni di Marx la si può pensare come si vuole, tuttavia l’Ideologia Tedesca (da lui scritta assieme ad Engels) sviluppa già un intero sistema circa le relazioni reciproche fra caso e necessità nella storia umana, e si può certo deplorare che tale concezione sia stata finora così poco considerata. Ma anche nelle opere più tarde di Marx si trovano molteplici formulazioni relative a questo tema. Ad es., nella sua “Introduzione” programmatica al Rohentwurf del Capitale viene detto: “Tale concezione (trattasi della concezione materialistica della storia, R.R.) si presenta come sviluppo necessario” (20). Ciò sta a significare: anche al “Caso” deve venire attribuito un appropriato posto nel quadro dello “sviluppo necessario”. In quale senso? Al riguardo sono forniti chiarimenti anche da una nota contenuta in ‘Note ed Estratti sul sistema di Ricardo’ (1851): “Ricardo astrae da quanto egli considera come accidentale. Altro è esporre il processo effettivo, nel quale entrambe le cose – ciò che egli definisce movimento accidentale ma che è costante e reale, e la sua legge, il rapporto medio – entrambe appaiate come essenzialmente identiche (21).” L’importanza metodologica di questa nota salta agli occhi. Sicuramente ad es. i prezzi, che compaiono alla “superficie” della vita economica, sono solo “accidentali” in rapporto alla legge del valore che sta alla loro base. Tuttavia sarebbe un grave difetto se l’economia politica restasse ferma alla legge del valore e non trattasse anche le deviazioni da esso e le “modificazioni” della legge stessa! Quindi per la teoria economica sono ambedue “reali” in egual misura ed importanti. Se essa ha tralasciato di derivare ogni caso dalla propria legge, ha posto ciò “come scientificamente pari a zero” (22). Ma lo stesso non vale per ogni altra scienza, e dunque anche per la scienza storica? Anche Engels si è riferito a questo tema. Così nella sua opera ‘L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato’ si legge: “Ma il caso è solo un polo di un nesso il cui altro polo si chiama necessità. Nella natura, ove pure appare dominare il caso, da molto tempo si è mostrato che in ogni campo la necessità e la legalità si realizzano attraverso il caso. Ma quel che vale per la natura, vale pure per la società. Quanto più una attività sociale, una serie di eventi sociali supera il potere del controllo umano, quanto più sembra essere in balia del puro caso, tanto più essa realizza, in questa casualità, le proprie interne leggi e la propria naturale necessità (23). Nello scritto di Engels su L. Feuerbach si può poi leggere: “Non ci si lascia più imporre dalle vecchie antinomie di vero e di falso, di buono e di cattivo, di identico e di diverso, di necessario e di casuale, antinomia che la vecchia metafisica ancor sempre in voga non è in grado di superare; si sa che queste antinomie hanno soltanto un valore relativo, … che ciò che si dice essere necessario si compone di pura casualità, e che il cosiddetto elemento casuale è la forma dietro cui si nasconde la necessità, e così via…., anche qui, malgrado gli scopi coscientemente voluti dai singoli, regna alla superficie, in apparenza e all’ingrosso, il caso. Solo di rado ciò che si vuole riesce… Ma laddove alla superficie regna il caso, ivi il caso stesso è retto sempre da intime leggi nascoste, e non si tratta che di scoprire queste leggi” (24)”” [Roman Rosdolsky, ‘Il caso e i grandi uomini’, estratto dalla rivista ‘Plusvalore’, Milano, 1981] [(17) K. Marx F. Engels, L’Ideologia tedesca, cit., p. 456; (18)Ibidem, p. 66; (19) Ibidem, p. 457; (20) K. Marx, Lineamenti  fondamentali della critica dell’economia politica, La Nuova Italia, Firenze, 1969, p. 40; (21) K. Marx, Grundrisse…, Berlino Est, 1953, p. 803 (trad. it della redaz.); (22) Rosdolsky qui cita dal libro III del Capitale, da una edizione vecchia, non molto diffusa, dove trovansi le citazioni nelle pagg. 216 e 166. Per questo motivo non è stato possibile rintracciarle nella attuale edizione delle MEW. Nota redaz.; (23) F. Engels, Der Ursprung der Familie, des Privateigentums und des Staats, MEW 21, Berlino Est, 1958, p. 169 (trad. it della redaz.); (24) F. Engels, L. Feuerbach, … in Opere scelte di Marx-Engels, Editori Riuniti, Roma, 1969, pp 1134 e 1137. Cfr. anche la lettera di Engels a J. Bloch del 22.9. 1890 el vol. cit. p. 1243]