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“Nessuno ha notato, fra gli innumerevoli commentatori di Marx, che l’ipotesi appena abbozzata di una continuità organica ed eziologica fra quelli che possiamo chiamare il primo e il secondo capitalismo può trovare importanti agganci nell’analisi del ‘Capitale’ e dei manoscritti preparatori. Questa analisi trova infatti una essenziale articolazione nella distinzione che Marx fa tra due meccanismi assai diversi di funzionamento del capitalismo moderno, basato l’uno sulla percezione del plusvalore assoluto e l’altro sulla percezione del plusvalore relativo, meccanismi che peraltro, pur nella diversità profonda che li caratterizza, costituiscono due modi diversi di funzionamento del medesimo modo di produzione capitalistico. Tali meccanismi vengono designati da Marx anche con altri nomi più comprensivi: quelli di subordinazione formale del lavoro al capitale e di subordinazione reale del lavoro al capitale. Notiamo subito che v’è in Marx una certa imprecisione nella costruzione dell’analisi e soprattutto nella puntualizzazione delle funzioni ‘storiche’ delle due forme di percezione del plusvalore ma non v’è dubbio, nel complesso, che esse sono appunto due varianti del medesimo modo di produzione. La seconda, anzi, viene addirittura definita da Marx «modo di produzione ‘specificatamente’ capitalistico» (1). È inoltre fuor di dubbio che, a una attenta considerazione, Marx intende designare come modo di produzione specificatamente capitalistico quel tipo di rapporto sociale nel quale al tempo stesso la produzione di plusvalore avviene mediante prevalente percezione di plusvalore relativo e nel quale perciò la relazione di subordinazione tr ale classi sociali non ha più bisogno di vincolazioni formali (politico-giuridiche) per il semplice fatto che il rapporto sociale suddetto ha raggiunto una maturità storico-economica tale da consentirgli, per impiegare un’espressione di Marx, di riprodurre come risultati i suoi stessi presupposti, vale a dire la separazione della forza-lavoro dei mezzi di produzione e l’appropriazione privata del prodotto sociale” (pag 25-26) [Umberto Cerroni, Teoria della società di massa’, Editori Riuniti, Roma, 1983] [(1) È da notare che la tendenza a distinguere «due modelli» nel capitalismo sembra più netta in taluni testi marxiani pubblicati postumi (specie il ‘Capitolo VI’ del ‘Capitale’ e i ‘Grundrisse’). Che la distinzione sia meno netta nei testi editi in vita può indicare l’incertezza teorica di Marx sul problema. In sostanza la distinzione fra plusvalore assoluto e plusvalore relativo e quella fra sussunzione formale e sussunzione reale del lavoro al capitale appare, specie nelle opere pubblicate da Marx, più una distinzione teorica che storica. Ciò mette in luce la difficoltà di estrarre dall’opera di Marx le categorie di analisi del «nuovo» capitalismo, ma anche la non-impossibilità dell’impresa: un’impresa comunque di grande utilità per ricondurre ad unità i due moduli del capitalismo moderno senza offuscarne la distinzione]