“Quando Lenin afferma che la campagna che si dovrà intraprendere per rendere il regime socialista in Russia definitivo è mille volte più difficile della più difficile campagna militare, egli non commette nessuna esagerazione. Ha ragione di dire che mai dei rivoluzionari si erano trovati di fronte ad un compito paragonabile al suo; un tempo i novatori dovevano soltanto distruggere certe istituzioni giudicate cattive, mentre la ricostruzione era lasciata alle iniziative di padroni portati a lanciarsi in imprese di tal fatta dalla ricerca di extraprofitti; ma i ‘bolscevichi’ sono costretti a distruggere e a ricostruire, in modo che i capitalisti non vengano più a interporsi tra la società e i lavoratori. Nell’industria non si ottiene nessun grande progresso senza passare per molte scuole; i direttori della produzione devono fermarsi a tempo quando stanno seguendo una cattiva strada e cercare se non vi sarebbe nessuna possibilità di meglio riuscire secondo un altro metodo; quegli ideologi che credono che il loro genio li ponga al di sopra delle indicazioni della realtà; egli quindi sta molto attento per prendere nota degli insegnamenti che gli fornisce la pratica sin dalla rivoluzione. Perché il comunismo russo arrivi a diventare una economia stabile, bisogna dunque che l’intelligenza dei rivoluzionari sia attivissima, molto bene informata e del tutto libera da pregiudizi. Anche se Lenin non fosse in grado di porre in opera tutto il suo programma, egli lascerebbe al mondo degli insegnamenti serissimi di cui la società europea trarrebbe partito (a). A buon diritto, Lenin può andar fiero di quanto fanno i suoi compagni: i lavoratori russi acquistano una gloria immortale affrontando la realizzazione di quella che sin qui non era stata che una idea astratta” (pag 415-416) [Appendice terza: ‘Per Lenin’ (appendice scritta nel settembre 1919 per la quarta edizione delle ‘Reflexions sur la violence’)] [Georges Sorel, ‘Scritti politici. Riflessioni sulla violenza. Le illusioni del progresso. La decomposizione del marxismo’, Utet, Torino, 1971] [(a) Cfr. un discorso di Lenin, tradotto in “Humanité”, 4 settembre 1919] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]