“Scelgo l’autunno del 1920 e, più precisamente, il 1° settembre di quell’anno. Il 1° settembre 1920 Lenin chiese in prestito alla biblioteca del Museo Rumanzev [oggi Biblioteca Lenin], per quella notte, nelle ore di chiusura (tutte le opere sarebbero state restituite la mattina successiva), i due migliori dizionari greci (greco-tedesco, greco-francese, greco-russo o greco-inglese), i migliori dizionari filosofici esistenti, vocabolari filosofici tedeschi, francesi, inglesi e russi, le storie della filosofia greca di Zeller e di Gomperz. Quel giorno la ‘Pravda’ era uscita a due pagine. L’editoriale  denunciava la campagna di menzogne e calunnie antisovietiche scatenata dalla stampa straniera e accusava la Polonia di ritardare la conclusione dei negoziati di pace. «In simili condizioni – scriveva il giornale – il nostro compito è chiaro. Tutti i problemi saranno risolti dal rapporto reale di forze». Il comunicato annunciava che, sul fronte occidentale e sul settore di Bielostock, il nemico aveva respinto le nostre truppe. Nella foresta di Belovege i tentativi di offensiva avversaria erano stati rintuzzati. La battaglia continuava. (…) In calce alla seconda pagina figurava la rubrica «La vita operaia». L’articolo che occupava maggior spazio s’intitolava «Bisogna studiare». Un corrispondente operaio di Myza-Raevo annunciava la conclusione della campagna di reclutamento al partito. Le domande rivolte in quella occasione sono oggi sulla bocca di tutti ed ognuno vi cerca una risposta. La commissione chiedeva perché il nostro partito si chiamasse «bolscevico», chi era Karl Marx e che cosa fosse il plusvalore. La base cominciava a muoversi, comincia a riflettere, a rendersi conto che il comunismo era una scienza. Il trafiletto terminava con: «Compagni, a cavallo! Addosso a Wrangel! Chi è nelle retrovie prenda un libro e studi! Viva l’arte proletaria! Alla scuola del partito!». Nella giornata di quel 1. settembre, dopo aver presentato un rapporto sulla situazione alla vigilia del secondo congresso panrusso dei lavoratori della pubblica istruzione e della cultura socialista, Lenin assiste alla seduta del Politburo. Il Politburo prende in esame una serie di questioni: misure per garantire una maggior segretezza delle notizie cifrate inviate per corriere militare e diplomatico; (…) creazione di una commissione per la storia della rivoluzione d’ottobre; situazione militare; acquisto di attrezzature militari; richiesta di Stalin di essere esonerato dalla sue funzioni militari; creazione di riserve strategiche, ecc.ecc.. Tutti questi problemi sono egualmente lontani dalla storia della filosofia greca e dal vocabolario filosofico. Perché dunque quel giorno, Lenin ha chiesto delle opere su questi argomenti? Perché sta curando la ristampa di ‘Materialismo ed empiriocriticismo’. L’idea di questa ristampa gli era venuta durante l’estate. Bogdanov (1), che risiedeva allora a Mosca, aveva condotto una intensa campagna in favore della «teoria della cultura proletaria», come lui la chiamava. Dapprincipio Lenin aveva pensato di procedere di persona ad un esame critico delle idee di Bogdanov nella prefazione alla nuova edizione del ‘Materialismo’. Per mancanza di tempo aveva affidato poi l’incarico a Vladimir Ivanovic Nevskij (2). Il 1. settembre l’articolo di Nevskij – ‘Il materialismo dialettico e la filosofia di una reazione morta’ – era ormai pronto. A Lenin non restava che scrivere la prefazione per la ristampa del suo libro, ciò che fece nella notte dal 1. al 2 settembre o nella mattina del 2. La prefazione occupa appena mezza pagina di libro. Lenin vi esprime la speranza che l’opera  ristampata possa essere utile ai fini di uno studio approfondito della filosofia del marxismo, del materialismo dialettico e delle conclusioni filosofiche imposte dalle più recenti scoperte delle scienze naturali. Le ultime opere di Bogdanov, aggiunge, sono esaminate in appendice, in un articolo di Nevskij, il quale «ha avuto modo di convincersi senza possibilità di dubbio che, con il pretesto della “cultura proletaria”, A.A. Bogdanov propaganda concezioni borghesi e reazionarie». Per redigere la prefazione Lenin non aveva bisogno né di dizionari greci né di vocabolari filosofici né di storie della filosofia antica. Aveva dunque qualche cos’altro in mente, e questo qualcosa l’aveva pensato al momento di ristampare il ‘Materialismo’. Qual era il suo disegno o il suo proposito? Non lo sappiamo, e non lo sapremo mai. Ma fino a che punto doveva sentirsi attratto dalla filosofia se aveva deciso di riservarle una notte come quella dal 1. al 2 settembre 1920! Quanto tempo poté dedicarle? Un’ora? Due ore? La notte intera? E quale sospiro dovette trarre mettendo da parte quelle opere e pensando che gli era impossibile studiarle tutte, che gliene mancava assolutamente il tempo! Una fotografia del 1920 lo ritrae con il volto improntato a una strana espressione: il capo leggermente inclinato, un lungo sguardo meditabondo, uno sguardo, si direbbe, rivolto all’interno. Fu quel giorno, o il giorno prima, che, con un gruppo di lavoratori del Komsomol, incontrai per caso Lenin al Cremlino, non lontano dalla Grande Campagna? Il II. Congresso del Comintern era appena terminato. Negli stessi giorni si erano tenute numerose conferenze internazionali, e tra le altre quella dei giovani, nella quale si era deciso di celebrare ogni anno la prima domenica di settembre come Giornata internazionale della gioventù. Stavamo uscendo dal Grande Palazzo del Cremlino e ci dirigevamo verso la porta della Trinità quando scorgemmo Vladimir Ilic. Quando stava per incrociare il nostro gruppo egli si fermò e ci fece qualche domanda sui nostri problemi particolari. Non ricordo più la sostanza di quella conversazione. Ricordo solo che parafrasò una massima di Goethe: «Ottieni da te stesso ciò che hai ereditato dai tuoi padri: soltanto allora diventerà realmente tuo»” [Elizaveta Drabkina, ‘Gli ultimi giorni di Lenin’, Roma, 1970] [(1) 1873-1928. Economista, scrittore e filosofo, bolscevico fin dal 1905, espulso nel 1909, era già stato criticato da Lenin in ‘Materialismo ed empiriocriticismo’ per le sue teorie idealiste (n.d.t.); (2) 1876-1937. Militante rivoluzionario dal 1898. Autore di opere sulla storia del partito (n.d.t.)] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]