“Alcuni scrittori borghesi (a cui si è unito K. Kautsky) che ha completamente tradito la propria posizione marxista del 1909, per esempio) sostengono che i cartelli internazionali, poiché sono la manifestazione più evidente dell’internazionalizzazione del capitale, possono dare speranza di pace tra i popoli in regime capitalista. Quest’opinione teoricamente è un assurdo, e praticamente un sofisma, una disonesta difesa del peggiore opportunismo. I cartelli internazionali mostrano sino a qual punto si siano sviluppati i monopoli capitalistici, e ‘quale sia il motivo’ della lotta tra i complessi capitalistici. Quest’ultima circostanza è particolarmente importante, giacché essa soltanto ci illumina sul vero senso storico-economico degli avvenimenti. Infatti può mutare, e di fatto muta continuamente, la ‘forma’ della lotta a seconda delle differenti condizioni parziali e temporanee; ma finché esistono classi ‘non’ muta mai assolutamente la ‘sostanza’ della lotta, il suo ‘contenuto’ di classe. Certamente interessa, per esempio, alla borghesia tedesca (a cui si è unito in sostanza Kautsky coi suoi ragionamenti teorici [e di questo diremo dopo]) di nascondere il ‘contenuto’ dell’odierna lotta economica (cioè la spartizione del mondo) e di mettere in evidenza ora una, ora l’altra ‘forma’ della lotta. Lo stesso errore commette Kautsky. Né si tratta solo della borghesia tedesca, ma di quella di tutto il mondo. I capitalisti si spartiscono il mondo non per la loro speciale malvagità, bensì perché il grado raggiunto dalla concentrazione li costringe a battere questa via, se vogliono ottenere dei profitti. E la spartizione si compie «proporzionalmente al capitale», «in proporzione alla forza» poiché in regime di produzione mercantile e di capitalismo non è possibile alcun altro sistema di spartizione. Ma la forza muta per il mutare dello sviluppo economico e politico. Per capire gli avvenimenti, occorre sapere quali questioni siano risolte da un mutamento di potenza; che poi tale mutamento sia di natura «puramente» economica, oppure ‘extra’-economica (per esempio militare), ciò, in sé, è questione secondaria, che non può mutar nulla nella fondamentale concezione del più recente periodo del capitalismo. Sostituire la questione del ‘contenuto’ della lotta e delle stipulazioni tra le leghe capitalistiche con quella della forma di tale lotta e di tali stipulazioni (che oggi può essere pacifica, domani bellica, dopodomani nuovamente pacifica), significa cadere al livello del sofista. L’età del più recente capitalismo ci dimostra come tra le leghe capitalistiche si formino determinati rapporti ‘sul terreno’ della spartizione economica del mondo, e, di pari passo con tale fenomeno e in connessione con esso, si formino anche tra le leghe politiche, cioè gli Stati, determinati rapporti sul terreno della spartizione territoriale del mondo, della lotta per le colonie, della «lotta per il territorio economico»” [V.I. Lenin, ‘L’imperialismo fase suprema del capitalismo’, Roma, 1972, ristampa 1973] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]