“Ma il tema dell’istruzione politecnica ritorna ufficialmente in ambito socialista, solo per mano di Lenin, nell’aprile-maggio 1917, nei ‘Materiali per la revisione del programma del partito’ socialdemocratico operaio russo. Concetto ribadito nel marzo 1919, nel ‘Progetto di programma del PC(b.)R, e che va posto in relazione alle riflessioni condotte dallo stesso Lenin sulle teorie relative alla razionalizzazione dell’apparato produttivo, al “difficile” tentativo, successivo all’Ottobre di piegare ai fini del “potere sovietico la scienza e la tecnica borghese”. La stessa tecnica posta a fondamento materiale e della formazione politecnica e di cui era necessario appropriarsi, con il proposito di svuotare dell’elemento classista di fondo l’organizzazione scientifica del lavoro: la separazione tra direzione ed esecuzione. Del “sistema dell’ingegnere americano Frederick Taylor”, Lenin si occupa già dal 1913 ma è in ‘Stato e rivoluzione’ che il taylorismo appare, in ragione degli incrementi di produttività che garantisce, un elemento di razionalizzazione da acquisire in funzione della creazione della “basi economiche” per il passaggio ad altra realtà statuale, resa possibile, tra l’altro, dalla liberazione di tempo di lavoro per la partecipazione alla direzione collettiva dello Stato (18). Tale è per Lenin, nel 1917, il senso da dare alla modernizzazione sovietica, una tesi confermata nella ‘Variante iniziale dell’articolo “I compiti immediati del potere sovietico”, dove riafferma un’idea di sviluppo basata sul governo operaio del processo produttivo. “La possibilità di realizzare il socialismo”, in un paese arretrato e piegato dalla guerra, “sarà determinata appunto dai successi” che saranno conseguiti “nel combinare il potere sovietico e l’amministrazione sovietica con i più recenti progressi del capitalismo” (19). Ma ne ‘I compiti immediati del potere sovietico’, marzo-aprile 1918, Lenin non fa più riferimento né alla riduzione dell’orario di lavoro né ad una direzione operaia del processo produttivo, la questione sembra diventare quella, in tempi non certo brevi, di crearne le premesse: “bisogna introdurre in Russia lo studio e l’insegnamento del sistema Taylor” (20), lavorare perché si sviluppi la capacità proletaria di “organizzare la produzione socialista” (21)” (pag 139-140) [Vincenzo Orsomarso, L'”autoeducazione” dei produttori. Gramsci e la rivoluzione sovietica, Spes – Rivista della Società di Politica, Educazione e Storia, suppl. di ‘Ricerche pedagogiche’, Roma, n. 10, luglio-dicembre 2019] [(18) Cfr. Lenin, ‘Stato e rivoluzione’, a cura di V. Gerratana, Roma, Editori Riuniti, 1970, p. 199; (19) Id. ‘I compiti immediati del potere sovietico’, in Lenin, ‘Scritti economici’, a cura di U. Cerroni, Roma, Editori Riuniti, 1977, p. 657: (20) Ivi, p. 658. Cfr. R. Finzi, Taylor, Stachanov: il dibattito sull’efficienza economica dopo l’Ottobre’, in E.J. Hobsbawm et al. ‘Storia del marxismo’, vol III, Torino, Einaudi, 1980, pp. 638-655; (21) Lenin, ‘Discorso al I Congresso dei Consigli dell’economia nazionale’, in Id., Scritti economici’, cit., p. 663; l’intervento fu svolto il 26 maggio 1918]