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“Marx e Mazzini a Londra abitavano a poche vie di distanza e si incontrarono almeno una volta in una riunione pubblica (32). Anche Marx fu sollecitato dai drammatici mutamenti sociali che erano in corso in Inghilterra a sviluppare la sua analisi, completamente diversa, della società, e le proprie tesi sulla necessità di una rivoluzione globale. Il leader comunista spregiava Garibaldi e rifiutò un’occasione per incontrarlo, ma il suo atteggiamento verso Mazzini era quasi di allarme e apprensione, oltre che di disprezzo. Le loro visioni erano assolutamente inconciliabili; Marx respingeva ogni religione trascendentale e guardava con sospetto al patriottismo, e altrettanto inaccettabili erano, per Mazzini, la condanna marxiana della proprietà privata e l’idea di una guerra di classe che sarebbe culminata nella dittatura del proletariato. Marx riconosceva che Mazzini aveva guidato per trent’anni la rivoluzione italiana, e che era “il più abile rappresentante delle aspirazioni dei suoi compatrioti”, ma i marxisti manifestavano talvolta un indicibile disprezzo per “la nobiltà posticcia, la tronfia boriosità, la verbosità e il misticismo profetico” che facevano, del più anziano Mazzini, un pericoloso anacronismo della nuova era socialista. Alcuni di loro ammettevano che egli rivestiva una funzione importante nel capeggiare l’unico gruppo radicale italiano che rifiutava di farsi corrompere e assorbire dalla classe dominante, ma altri lo accusavano di condannare i cittadini a una schiavitù peggiore di quella che vigeva nell’antica Roma (33). Già nel dicembre 1858, a Londra, un manifesto socialista metteva in guardia le classi lavoratrici dell’Europa contro un’alleanza con quel rappresentante del “repubblicanesimo borghese” e con i “cosiddetti democratici” (34). Nel 1864 alcuni socialisti inglesi simpatizzanti per Mazzini si unirono a un gruppo di esuli europei per porre le basi di quella che sarebbe diventata l’Internazionale socialista. Mazzini, che non stava bene, non partecipò alla seduta inaugurale, ma vi parteciparono alcuni suoi compagni, e il primo manifesto dell’associazione fu, disse Marx, “il solito minestrone di Mazzini” (35). Alle prime riunioni non presenziò neppure Marx, che però fu chiamato a far parte del consiglio generale, e, quasi immediatamente gli diede un indirizzo completamente diverso.  Mazzini era troppo ammalato per potersi battere seriamente con un rivale più giovane, più spietato e politicamente più scaltro, anche se, due anni dopo, gli avrebbe proposto, inutilmente, una discussione amichevole sui loro contrasti. Quando si diffuse la falsa notizia sulla sua morte, il consiglio dell’Internazionale avrebbe voluto esprimere pubblicamente il proprio dolore per “la grande perdita che abbiamo subita”; ma Marx oppose il suo veto (36)” [Denis Mack Smith, Mazzini. L’uomo, il pensatore, il rivoluzionario, Milano, 2003] [(32) ‘Italia e Inghilterra nel Risorgimento’, a cura dell’Istituto Italiano di Cultura, London, 1954, p. 37 (Venturi); (33) Karl Marx Friedrich Engels, ‘Collected Works’, London, 1982, vol. 15, p. 485; Ibid. vol: 156, p. 354; Ibid. vol. 41 pp. 517, 544; Giuseppe Berti, ‘I democratici e l’iniziativa meridionale nel Risorgimento, Milano, 1962, pp. 123-4; ‘La lettura’, Milano, gennaio 1915, pp. 2-6 (Luzio); (34) Arthur Lehning, ‘The International Association, 1855-1859’, Leiden, 1938, pp. 48, 90-1; (35) Marx, ‘Collected Works, vol. 42, p. 16; Ed. Naz., vol 80, p. 218; Ibid, vol, 93, pp. 25, 135; Rosselli, ‘Mazzini e Bakounine’, pp. 137.8, 148-9; V. Frosini, ‘Breve storia della critica al marxismo in Italia’, Catania, 1965, pp. 16-17; (36) ‘Minute Book of the International’, Bishopsgate Institution London, pp. 44, 174-5]