“Engels negli anni novanta in cui avviene la formazione ideologica di Rosa Luxemburg liquida da parte sua l’eccezionalità della situazione russa, sia sottolineando l’ormai avanzato processo di disgregazione della comunità agraria, sia accentuandone nei rispetti di Marx i caratteri regressivi; politicamente rompeva così con le aperture marxiane al populismo dando una mano ai giovani discepoli marxisti dell’Impero russo. Il testamento di Engels sulla funzione della Russia nel quadro della rivoluzione, il suo ‘Nachwort’ del 1894 alla ripubblicazione di ‘Soziales aus Russland’ (scritto – è bene avvertire – nell’atmosfera della difesa della Germania contro l’alleanza franco-russa) (5), presenta due punti interessanti: il primo, ideologico, di netta distinzione del comunismo dell’avvenire rispetto a tutte le forme di comunismo del passato; il secondo, conseguente, di collocamento della Russia in una posizione in ogni caso subalterna rispetto alla rivoluzione proletaria occidentale. Interpretando anche dei passaggi procedenti di Marx-Engels insiste ripetutamente che non esiste passaggio spontaneo tra le due forme di comunismo: “mai in nessun luogo il comunismo agrario tramandato dalla società gentilizia ha sviluppato da se stesso qualcosa di diverso dalla sua propria dissoluzione” (6). (…) Ciò che differenzia i due tipi di comunismo è che quello futuro si appropria “le gigantesche forze produttive della società capitalistica come proprietà e strumento sociale”, che esso è appunto il “particolare e ultimo prodotto del capitalismo” (8); ciò che li divide è che l’uno appartiene all’epoca della barbarie, l’altro a quella della civiltà. Che questa contrapposizione di barbarie e civiltà implichi marcatamente anche un tratto individualista (9) si può ricavare da un altro scritto dell’epoca dell’inizio del 1893: ‘Kann Europa abrüsten?’. Nel giudizio che Engels dà del soldato russo, si rileva che il suo valore è legato alle forme di combattimento di massa come riflesso che il collettivismo della comunità di villaggio semicomunista e dell”artel’ cittadina esercita sulla sua psicologia di combattente. Ma le nuove armi hanno trasformato la tattica e reso pericoloso “questo istinto di raggrupparsi”, “oggi ogni soldato deve essere in condizione di fare autonomamente ciò che nel momento deve essere fatto, e nello stesso tempo non perdere la coesione col tutto. Si tratta di una coesione che non può essere resa possibile mediante l’istinto gregario primitivo dei russi, ma soltanto attraverso l’educazione dell’intelletto di ogni singolo, e di questa noi incontriamo i presupposti solo a un livello di cultura di più alto sviluppo “individualistico”, come esiste presso le nazioni capitalistiche dell’occidente” (10)” (pag 290-291-292) [Luciano Amodio, La rivoluzione bolscevica nell’interpretazione di Rosa Luxemburg, ‘Annali’ Feltrinelli anno 1973, Milano 1974] [(5) Citato più tardi da Rosa Luxemburg, ‘In memoria del ‘Proletariat’ (1903), in Rosa Luxemburg, Gesammelte Werke, Berlin, 1970-73, pp. 325-26 (…); (6) Werke, vol. 22, p. 427; (7) Werke, vol 22, pp. 427-28; (8) Werke, vol. 22, pp. 427, 428; (9) La cui ispirazione ricondurrei al “basso continuo” hegeliano che accompagna l’evoluzione del pensiero dei “fondatori” (…); (10) Werke, vol. 22, p. 388]