‘Per la critica dell’economia politica’ fu tra i pochi scritti degli anni 1857-58 pubblicati da Marx. E’ costituito da due capitoli (sulla “merce” e sul “denaro”) rielaborati in forma definitiva e dati alle stampe nel 1859 presso l’editore Duncker di Berlino col titolo ‘Zur Kritik der politischen Oekonomie’. Nella Prefazione, da cui è tratto il brano scelto, Marx ci presenta l’itinerario della sua autobiografia intellettuale, dai primi interventi giovanili sulla ‘Rheinische Zeitung’ all’incontro e alla collaborazione con Engels, agli studi di economia fatti nel British Museum di Londra. Riferendosi agli anni 1844-45, Marx afferma che proprio in quel periodo maturò in lui la concezione che gli servì da filo conduttore nei suoi studi: nella produzione sociale della loro esistenza gli uomini vengono a trovarsi in rapporti determinati e necessari, ossia in “rapporti di produzione corrispondenti ad un determinato livello di sviluppo delle loro forze produttive materiali”. Il complesso di tali rapporti costituisce la “struttura economica della società, la base reale su cui si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e a cui corrispondono determinate forme di coscienza sociale”. A un certo grado del loro sviluppo le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti. Si arriva quindi a una epoca di rivoluzione sociale. “Cambiando la base economica viene a essere sovvertita più o meno rapidamente tutta l’enorme sovrastruttura”. Le forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche sono la “coscienza” che una società ha di se stessa e delle sue contraddizioni. Ma come non si può giudicare un individuo dall’idea che s’è formato di sé, così non si può giudicare un’epoca di rivolgimenti a partire dalla sua “coscienza”. E’ piuttosto la coscienza che dev’essere spiegata partendo dalle contraddizioni della vita materiale. Le manifestazioni artistiche, in quanto espressioni della coscienza che un’epoca storica ha di se stessa e dei suoi contrasti interni, trovano quindi una chiave esplicativa fuori di sé, nello sviluppo concreto delle forze produttive materiali e nel nesso, storicamente determinato, che intercorre tra queste forze produttive e i rapporti sociali corrispondenti. La considerazione sociologica del fatto artistico – chiaramente presente nella ‘Prefazione’ a ‘Per la critica’, è uno degli elementi più importanti per un discorso complessivo sulla “estetica” di Marx. Vi è da sottolineare infine che il condizionamento della sovrastruttura da parte della base economica non è di tipo meccanico e lascia certo spazio a “irregolarità” o a ritardi (vedi sopra a proposito dell”Introduzione’ del ’57): cambiando la base economica, tutta l’enorme sovrastruttura viene ad essere sovvertita “più o meno rapidamente”” [(in) Appendice II. 7. Per la critica dell’economia politica. Trad. di B. Spagnuolo Vigorita, Roma, Newton Compton ed., 1972 (MEW, Bd 13, 1961, pp. 3-160)] [Biagio Muscatello, ‘Notizie sui testi’, Nota 7] [(in) Karl Marx, Arte e lavoro creativo. Scritti di estetica, 1976, a cura di Giuseppe Prestipino]