“Nella situazione della NEP (Nuova Politica Economica, ndr) – che è la situazione in cui ha cominciato a svilupparsi la critica di Trotsky – l’elemento collettivistico era rappresentato dall’industria nazionalizzata, mentre la nazionalizzazione della terra e il monopolio del commercio estero costituivano due altre fondamentali garanzie per lo stato proletario. Ma, di contro, nella stessa economia industriale-cittadina sussistevano elementi di economia capitalistica di cui i cosiddetti ‘nepman’ erano la figura caratteristica, mentre nell’economia agricola il ‘kulak’ aveva ancora una parte di primo piano e rappresentava un altro elemento squisitamente capitalistico. Dal contrasto tra tutti questi settori e tra le forze sociali che li rappresentavano è stato caratterizzato il periodo che va dall’inizio della NEP ai piani quinquennali e alla collettivizzazione. Ma accanto a questi gruppi sociali tradizionali si veniva sviluppando un gruppo nuovo che non è possibile definire meglio che con l’espressione comprensiva di burocrazia. La burocrazia era costituita da coloro che occupavano funzioni dirigenti a vari livelli, prima di tutto nell’apparato statale ed economico, in secondo luogo nel partito e nei sindacati. È ovvio che, dato che nella fase di transizione determinate funzioni sono oggettivamente necessarie e ineliminabili, in una certa misura la burocrazia è un «male» inevitabile. Ma a questo punto si impone una distinzione fondamentale su cui non si può dire non avessero richiamato l’attenzione i classici del marxismo e Lenin in particolare. La burocrazia – entro certi limiti, peraltro variabili da un paese all’altro – è storicamente necessaria. Ma appunto per questo è necessario stabilire certe misure che limitino la portata del fenomeno. Sia Marx ed Engels che Lenin riassunsero queste misure nei termini seguenti: a) eleggibilità e revocabilità ad ogni momento degli operai e degli impiegati delegati a funzioni burocratico-direttive; b) retribuzione dei funzionari non superiore al salario degli operai; c) assolvimento di funzioni di controllo e di sorveglianza da parte di tutti, cioè esercizio temporaneo e successivo, da parte di tutti, di funzioni «burocratiche». In uno stato proletario in cui vigano norme di questo genere, le funzioni burocratiche continuano ad esistere, ma non si crea uno strato privilegiato di burocrati con interessi propri in contrapposizione a quelli delle masse operaie e contadine. Diversamente vanno le cose là dove queste norme restino lettera morta: le funzioni burocratiche creano una burocrazia che a poco a poco si assicura una condizione privilegiata e si consolida progressivamente ai danni delle masse. Nell’URSS post-leniniana lo sviluppo è stato di questo secondo tipo. Le condizioni di arretratezza economica del paese e di arretratezza tecnico-culturale delle masse, l’esistenza di un preponderante settore contadino, la disfatta della rivoluzione in Europa, hanno fatto sì che si cristallizzasse uno strato di burocrati che godeva di poteri di cui il semplice operaio e contadino era sprovvisto assolutamente. In virtù di questi poteri, questo strato si poteva creare una condizione privilegiata assicurandosi una partecipazione preminente nella distribuzione del reddito nazionale. (…)” (pag 501-502) [Livio Maitan, ‘Leone Trotzkij e il movimento della Quarta Internazionale’, ‘Passato e Presente’, Roma, n. 4, luglio-agosto 1958] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]