“Marx accettava la tematica dell’internazionalismo proletario, così come gli derivava dalle idee rivoluzionarie dell’89 della “fratellanza”, passate attraverso le spinte dell’organizzazione internazionalista dei ‘Fraternal Democrats’ e le proteiformi sperimentazioni, o aspirazioni, che avevano condotto nel settembre 1864 alla fondazione dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, i cui Statuti furono in gran parte opera sua. Ma, come in tutta l’esperienza internazionalista che precedette la ‘Commune’, tale internazionalismo non coincideva esclusivamente con la visione della conflittualità di classe, dominante non solo nel Marx “teorico” bensì in tutta la tradizione inglese tradeunionista e del cosiddetto socialismo ricardiano della prima metà e degli anni centrali dell’Ottocento, ma era anche strettamente collegato alle tesi delle alleanze, da operarsi anche al di fuori della “classe”, e dei rapporti da stringere con le multiformi componenti della democrazia “progressiva”. Il socialismo – come era già accaduto, secondo Marx, nel ’48-’49 – anche come conseguenza della ‘Commune’ sarebbe stato in condizione di programmare una vera e propria “politica di alleanze” non solo con altri partiti ma anche con ceti diversi della società, specie nei distinti contesti nazionali” [G.M. Bravo, Marx ed Engels: ‘Commune’, socialismo internazionalista e nazionale] [(in) Marx e Gramsci. Filologia, filosofia e politica allo specchio, a cura di Anna Di Bello, 2011]