“Le ricerche sulla cultura di Gramsci hanno mostrato la varietà e la ricchezza di ingredienti, anche antitetici, di cui egli si è servito, nobilitando in seguito tale pratica (comune a tutti i pensatori di tutti i tempi) con la teoria della ‘traduzione’ dei linguaggi e delle ideologie. Queste ricerche hanno messo in evidenza non solo, volta per volta, i debiti contratti con le esperienze più svariate, ma soprattutto il fatto decisivo che la formazione di quel pensiero ‘precede’ la conoscenza di Marx e dei classici del marxismo, che da essa “è assente il Marx scienziato dell’economia e della società, il Marx del ‘Capitale'”, che comunque i riferimenti a Marx “sono spesso di seconda mano”, che “l’analisi strutturale è negletta”, che “la visione economica è come immiserita nello schema liberistico”, che persino Labriola “non lascia che deboli tracce” in Gramsci (e nel suo amico Gobetti) e che Sorel e Lenin vengono ‘prima’ di Marx (1); mentre l’edizione critica degli scritti giovanili ha indotto gli studiosi a sostenere che certe categorie teorico-politiche (come il privilegiamento della tematica ‘produttivistica’ rispetto a quella della distribuzione) si presentano in Gramsci degli anni 1916 e 1917 “prima del suo incontro con il leninismo e con la rivoluzione sovietica” (2)”. [(1) P. Spriano, Gramsci e Gobetti (1977); (2) C. Levy, A New Look at the Young Gramsci, in Boundary, 1986] [B. Anglani, La solitudine di Gramsci. Politica e poetica dal carcere, 2007]