“Su questo terreno (riflessione sui concetti di “stadio”, “forma” e “sistema, ndr), dove «il radicale postulato di una spiegazione unitaria a partire dalle cause ultime [e] l’inserimento di tutti i fenomeni storici in un sistema sociale» lo portavano a prendere nettamente le distanze dal relativismo di Schmoller e della scuola storica dell’economia, Sombart poteva dichiarare la propria concordanza metodologica con Marx (15). Tuttavia, proprio perché Sombart ammirava l’«estremo oggettivismo» del sistema economico marxiano, che lo distingueva da tutti gli altri tentativi di analisi sociale (16), egli doveva anche riconoscere che «i successi dei movimenti sociali erano stati resi dipendenti dalle ferree leggi dello sviluppo economico» (17). È questo uno dei punti in cui appare più chiaramente la discordanza di prospettiva tra Sombart e Marx, o, per meglio dire, il marxismo. Se infatti l’impostazione marcatamente deterministica (almeno nei suoi presupposti teorici) della sua analisi dello sviluppo sociale di questi anni si può far risalire alla sua lettura di Marx (anche e soprattutto nel senso di una reazione metodologica alle posizioni di Schmoller), la sua idea di trasformazione sociale coincideva soltanto in parte con quella marxiana (…). Se dunque, Sombart poteva trarre direttamente da Marx l’idea del carattere necessario delle trasformazioni indotte dal capitalismo, la costatazione dell’ineluttabilità dell’ ‘evoluzione’ sociale, proprio grazie alle «ferree leggi» dello sviluppo economico, aveva determinato la sua decisa scelta di campo in favore dell’ «evoluzione» e contro la «rivoluzione», che avrebbe connotato in misura decisiva le sue analisi dei «movimenti sociali» intorno alla svolta del secolo (19). Anche per questi motivi sarebbe errato, quindi, postulare un’assoluta identità di prospettiva tra Sombart e Marx; il decennio all’incirca tra il 1895 e il 1905 è quello del più stretto rapporto tra Sombart e il marxismo, ma, come è noto, ad un’ammirazione (che peraltro dopo il 1900 avrebbe iniziato aa diminuire, o quantomeno a trasformarsi) per il metodo scientifico di Marx si accompagnò sempre una certa diffidenza nei confronti della socialdemocrazia come movimento politico marxista, in quanto sostenitrice di ideali di trasformazione troppo vaghi e utopistici. Nella sua qualità di storico e di economista, oltre che di ‘outsider’ accademico, Sombart poté quindi già in questi anni recepire più facilmente molti di questi impulsi innovativi di varia provenienza, che, come è noto, nella corporazione degli storici tedeschi non riuscirono a radicarsi stabilmente (20)” (pag 92-93) [Lorenzo Riberi, ‘Werner Sombart e il capitalismo americano. (Storici contemporanei)’, Passato e presente, Firenze, n. 29, maggio-agosto 1993] [(15) ‘Moderner Kapitalismus’, cit., vol. 1, pp. XVII-XVIII; (16) Id. ‘Zur Kritik des ökonomischen Systems von Marl Marx’, ‘Archiv für Soziale Gesetzbung und Statistik, 7, 1894, p. 591; (17) Id., ‘Friedrich Engels (1820-1825). Ein Blatt zur Entwicklungsgeschichte des Sozialismus’, Häring, Berlin, 1895, p. 27. È interessante notare, in relazione alla sua netta svolta anticapitalistica del 1905-6, che già in questo scritto Sombart attribuiva l’origine della concezione materialistica della storia di Marx ed Engels alla loro definizione degli interessi materiali, e non degli ideali, come «forze trainanti del rivoluzionamento della vita sociale»: «L’attuazione dell’ideale è possibile soltanto entro i limiti che ad esso impone la cruda realtà della dimensione materiale» (ivi, pp. 14-15); (19) Questa distinzione fu nettamente sottolineata dallo stesso Sombart, che affermò la sua intenzione di sostituire «la concezione marxiana inorganica e rivoluzionaria dello sviluppo della nostra vita sociale con una concezione organica ed evoluzionistica, più adeguata alle conoscenze moderne» (Id, ‘Moderner Kapitalismus’, cit., vol. 1, p. 72. Sulla ricezione sombartiana di Marx cfr. in particolare D. Lindenlaub, ‘Richtungskämpfe’, cit, pp. 316-27, e B. vom Brocke, ‘Werner Sombart’, cit., pp. 618-21; (20) A questo proposito è stato osservato che in Germania solo con la prima edizione di ‘Der moderne Kapitalismus’ il termine «capitalismo» divenne a pieno titolo una componente del dibattito scientifico (M.E. Hilger, ‘Kapital, Kapitalist, Kapitalismus’, in O. Brunner-W. Conze-R. Koselleck, a cura di, ‘Geschichtliche Grundbegriffe, cit., vol 3, 1982, pp. 444 e 449)]