“Quanto più la concorrenza dei capitalisti costringe ad allargare l’apparato della produzione, cioè ad aumentare il capitale costante, tanto più limitata diviene in proporzione la parte di capitale variabile, dal quale soltanto sorge il profitto. In seguito a ciò cala costantemente il saggio del profitto, cioè il rapporto relativo fra la somma del profitto ed il totale capitale impiegato. Perciò il capitalista cercò dapprima di risarcirsi con l’aumento costante della massa del profitto, ciò che era possibile soltanto con un continuo sviluppo della scala economica e con una progressiva diminuzione dei prezzi delle merci. La cognizione di questo significato economico del profitto e della sua indispensabile necessità nell’economia delle merci, costituisce il punto di partenza per Marx e per Engels. Essi respingono sdegnosamente tutti i tentativi dei socialisti piccolo borghesi come Proudhon, Rodbertus ed altri, di rendere “superfluo” il profitto per mezzo di una banca di scambio o simili istituzioni, senza abolire la sua condizione fondamentale, la produzione delle merci. Finché esisterà la proprietà privata e la società non sarà in condizione di regolare secondo un piano metodico la distribuzione delle forze produttive, non rimane altro che abbandonare tale regolamentazione al cieco comando della potente forze motrice dell’economia capitalistica che, al disopra della coscienza dei produttori, fra crisi e contrasti perpetui, stabilisce l’equilibrio delle forze economiche e della loro necessaria suddivisione sociale. Un intervento regolatore dall’esterno, che rifugga dall’intaccare la proprietà privata e voglia soltanto eliminare le sue conseguenze, nella quali pure si ottiene questa proprietà privata e con le quali soltanto essa può mantenersi, doveva naturalmente apparire a Marx e ad Engels in questa fase dello sviluppo capitalistico, come una utopia reazionaria” [Ernesto Jung, ‘Lo sviluppo del sistema capitalistico di produzione’ (in) ‘Rassegna comunista, teoria – critica – documentazione del movimento comunista internazionale, edita dal Partito comunista d’Italia, Milano, N° 6 15 luglio 1921, pag 283-289]