Il dibattito storiografico sul quadro sulle condizioni della classe lavoratrice in Inghilterra presentato da Marx ed Engels

“Si è sostenuto che il processo di recinzione, allontanando dalla terra i piccoli proprietari e i contadini e spopolando le zone rurali, ha creato l’enorme forza di lavoro proletaria che rese possibile la rivoluzione industriale. È questa la concezione che Oliver Godsmith ha trattato romanticamente nel poema ‘The Deserted Village’ e a cui, molto più tardi, fu assegnata rilevanza politica da Karl Marx. Ma sembra trattarsi di una visione troppo semplificata dei fatti realmente accaduti (2)” (pag 189) [(2) Si veda J.S. Chambers, ‘Enclosure and labour Supply in the Industrial Revolution’ in ‘Economic History Review’, V (1953)]
“L’Inghilterra del 1840 non era affatto un paese ricco. Esamineremo in un capitolo successivo le prove, la documentazione esistente a proposito della nota controversia sul livello di vita della classe lavoratrice. Ma qualunque sia la conclusione del dibattito, neussuno può negare che si trattò di un periodo di aspra miseria sociale per ampi settori della popolazione industriale, un’epoca che ispirò Marx e il fosco quadro di Engels sulle condizioni della classe lavoratrice in Inghilterra. Come mai, allora, una nazione tanto povera poté accumulare un così imponente stock di capitale in un lasso di tempo tanto breve?” (pag 218)
“(…) [U]na delle polemiche più lunghe della storia della rivoluzione industriale riguarda proprio il tenore di vita della classe lavoratrice. Su questo punto, si sono formate due scuole di pensiero. L’opinione pessimistica, sostenuta da numerosi osservatori che vanno dai contemporanei agli storici moderni- da Engels, Marx, Toynbee, dagli Webbs, dagli Hammonds e molti altri e, più recentemente, da Hobsbawm – è che i primi stadi dell’industrializzazione britannica, se per alcuni significarono anche il benessere, provocarono unn netto deterioramento delle condizioni di vita dei poveri appartenenti alal classe lavoratrice. L’opinione ottimistica, sostenuta da altrettanto numerosi osservatori – da McCulloch, Tooke, Giffen, Clapham, Ashton e più recentemente da Hartwell – che lo sviluppo economico, pur lasciando alcuni lavoratori in completa miseria, permise alla maggioranza di godere di migliori condizioni di vita in seguito alla riduzione dei prezzi, alla maggior stabilità dell’occupazione, e alla moltiplicazione delle occasioni di impiego remunerato (1). La polemica è stata viziata dal pregiudizio politico e dalla miopie che questo spesso provoca. Capita di frequente che degli scrittori di sinistra che partecipano alle sofferenze del proletariato sostengano l’intepretazione pessimistica; ed è ugualmente facile trovare degli scrittori di destra, più fiduciosi nelle fortune assicurate dalla libera iniziativa del sistema capitalistico, che sostengono la tesi ottimistica. Engels, la cui opera ‘Die Lage der arbeitenden Klassen in England’ che apparve per la prima volta nel 1844, costituisce una delle denunce più vigorose e appassioante del sistema industriale, non nasconde le sue intenzioni politiche. In una lettera scritta a Karl Marx egli chiamò il suo libro «un atto d’accusa». «Davanti al tribunale dell’opinione mondiale», egli scrisse, «accuso la borghesia inglese di strage, di furto continuato, e di tutti gli altri crimini previsti dal codice» (2). La tesi del peggioramento delle condizioni di vita si appoggiava ad una descrizione in certo modo leggendaria dell’età d’oro che avrebbe preceduto la rivoluzione industriale, un’Inghilterra di contadini felici e prosperi e di artigiani indipendenti, liberi dallo sfruttamento e privi di preoccupazioni. In realtà, il lavoratore a domicilio non era meno sfruttato dall’industriale-padrone che forniva alla sua famiglia il cotone da filare e il filato da tessere, che l’operaio di fabbrica dal proprietario; spesso, donne e bambini lavoravano per lo stesso numero di ore nelle faticose occupazioni dell’industria domestica, come davanti alle macchine in fabbrica” (pag 324-325) [(1) Per un recente scambio di vedute che sintetizza parte della discussione nel passato, si veda E.J. Hobsbawm e R.M. Hartwell, ‘The Standard of Living During the Industrial Revolution: A discussion’, in ‘Economic History Review’, XVI 1963; (2) F. Engels, Die Lage der arbeitenden Klassen in England’, trad. it., cit.]