‘A Luise Kautsky, Wronki, 15 aprile 1917′. “Cara Lulu, la tua breve lettera pasquale mi ha vivamente preoccupata per il suo tono tanto depresso, e mi sono subito proposta di farti un’altra bella lavata di capo. Ma dimmi un po’, come fai a continuare a far la cicale triste e a intonare la tua canzone di mestizia mentre dalla Russia si leva un gioioso coro di allodole? Ma non capisci che a vincere e trionfare è la nostra stessa causa, che è la storia mondiale in persona a combattere le sue battaglie e danzare ebbra di gioia al ritmo della carmagnola? Il corso intrapreso dalla nostra causa comune non deve forse far dimenticare tutte le miserie private? So bene quanto di dispiaccia che io non sia libera proprio adesso per raccogliere le scintille che si sprigionano dalla Russia, e aiutare a destra e a manca indirizzando la lotta. Certo, sarebbe bello, e puoi immaginare quanto trasalisca in tutte le membra e come ogni notizia mi percorra come una scossa elettrica sino alle punte delle dita. Ma l’impossibilità di partecipare non mi rovina l’umore neanche un po’, e non ho intenzione di avvelenarmi la gioia di questi grandi eventi lagnandomi di una condizione che non ho il potere di cambiare. Vedi, proprio dalla storia degli ultimi anni, e in retrospettiva dalla storia nel suo complesso, ho imparato che non si devono mai sopravvalutare le azioni e l’influsso del singolo. In ultima istanza sono le invisibili, immense e ctonie forze del profondo ad agire e decidere, e alla fine tutto si sistema, per così dire, «da sé». Non mi fraintendere però: non voglio sostenere un comodo ottimismo fatalistico, che nasconde la propria stessa impotenza, atteggiamento che odio proprio nel tuo caro sposo. No, no, sono sempre all’erta e appena se ne presenterà l’occasione voglio buttarmi di nuovo con tutte e dieci le dita sul pianoforte del mondo per farlo risuonare come un tuono. Adesso, però, non per colpa mia, ma per costrizione esterna, sono «in vacanza» dalla storia mondiale, e allora me la rido a più non posso e sono felice che le cose vadano benissimo anche senza di me, forte della convinzione che si concluderanno nel migliore dei modi. La Storia sa sempre dove andare, anche quando pare che si sia infilata in un vicolo cieco senza speranza. (…). tua R.” (pag 51-53) [Rosa Luxemburg, ‘Dappertutto è la felicità. Lettere di gioia e barricate’, L’Orma editore, Roma, 2019]