“C’è infine un campo, che merita di ricordare, nel quale l’insegnamento bakuniniano; superando gli aspetti meramente eversivi e negativi, tende ad assumere una caratteristica di positività, pur restando accentuate, ovviamente, le intonazioni libertarie ed estremistiche: è questo dato dalle ‘Risoluzioni’ votate a Saint-Imier il 15 settembre 1872 dal congresso internazionalista «antiautoritario», contrapponendosi a quello ufficiale dell’Internazionale dell’Aja, di qualche giorno precedente e gestito in prima persona da Marx ed Engels e dai loro alleati, conclusosi con l’espulsione dall’associazione di Bakunin. Le ‘Risoluzioni’ approvate a Saint-Imier furono stese personalmente da Bakunin e approvate in sede congressuale: sono la migliore e più lucida sintesi delle teorie anarchiche e in effetti sono state in seguito alla base di ogni programma anarchico (8). (…) Era dunque scoperta, con questo programma anarchico, la via che l’estremismo delle epoche successive avrebbe seguito con innegabile coerenza, con dogmatismo e, spesso, con successo. La confutazione di Marx ed Engels. L’opposizione marx-engelsiana – e in seguito del marxismo – contro questi insegnamenti fu veemente e distinta dal tentativo di porre un rimedio agli esiti positivi di essi in movimento operai ancora deboli e informi. La contrapposizione esplose dopo la Comune di Parigi, che vide impegnati fianco a fianco, ma con intenti divergenti, militanti socialisti e anarchizzanti. Dalla Comune prese però avvio un processo di strutturazione del movimento operaio e di organizzazione delle forze socialiste, che dette luogo al parallelo «sviluppo in larghezza» del marxismo e del proletariato organizzato (per usare una figura leniniana). I punti fondamentali dell’antitesi del marxismo, in specie di Marx e di Engels, verso l’anarchismo bakuniniano, con la critica non solo dell’anarchismo tradizionale ma di ogni movimento libertario, sono circoscrivibili, in sintesi, agli argomenti che seguono (9):in tema di Stato e di dittatura del proletariato, cioè di gestione del potere politico; in tema di organizzazione; in tema di concezione della lotta di classe; in tema di rivoluzione e sul problema dei soggetti della rivoluzione, cioè del proletariato, del sottoproletariato e dei contadini. Su questi punti convergono, schematicamente, non tanto i momenti di un dissenso quanto di una valutazione storica profondamente diversa, che guidano due modi di concepire la lotta politico-economica del movimento operaio per l’auto-emancipazione (secondo le tesi enunciate da Marx negli Statuti dell’Internazionale del 1864). (…) Marx ed Engels, negli scritti più noti degli anni della Prima Internazionale e nel decennio ’70-80, si pronunciano con forza contro Bakunin nel senso sopra descritto. (…) Quello che veniva detto essere il «programma occasionale» di Bakunin non pareva in grado di sollecitare le masse popolari a una rivoluzione, che non fosse soltanto ideale o pensata: a ciò si aggiungeva ancora l’«astensionismo politico» (sono pure da ricordare i due testi «italiani» di Marx e di Engels, del 1873, l’ ‘Indifferenza in materia politica’ e ‘Dell’autorità’), che rendeva sempre più farraginoso e inconcludente il progetto sovversivo ma non concretamente rivoluzionario di Bakunin. Se a ciò si aggiunge il settarismo, fuoriesce il suo primitivismo, cioè la sua rispondenza a periodi di immaturità politica e sociale delle masse lavoratrici e del movimento operaio; per contro, le lotte degli anni centrali dell’Ottocento, sia nei paesi capitalisticamente avanzati sia in quelli che tali non erano, avevano dimostrato la volontà rivoluzionaria ma soprattutto di auto-emancipazione, vale a dire di organizzazione politica e sindacale (non soltanto solidaristica, come aveva preconizzato Bakunin), del mondo del lavoro. Il testo marx-engelsiano è esemplare, ed è qui riprodotto nei suoi passi maggiormente chiarificatori rispetto sia alle debolezze del pensiero e dell’azione anarchica di Bakunin, sia nei suo elementi teorici più elaborati, che favorirono il superamento non solo del pensiero bakuniniano ma di ogni componente «infantile» del movimento (nel testo, ma non per la prima volta negli scritti di Engels, si faceva uso delle parole «infanzia» e «infantilismo» per denunciare l’estremismo)” (pag 93-97) [Gian Mario Bravo, ‘Critica dell’estremismo. Gli uomini, le correnti, le idee del radicalismo di sinistra’, Il Saggiatore, Milano, 1977] [(8) ‘Compte rendu et résolutions’ (15-16 settembre 1872), «Bulletin de la fédération jurassienne del ‘Associatin Internationale des Travailleurs», Sonviellier, 15 settembre – 1° ottobre, n. 17-17, ora in ‘La Première Internationale. Recueil de documents’, pubblicata sotto la direzione di Jacques Freymond, Genève, 197, vol. III, pp. 3-9 (soprattutto la terza risoluzione); (9) Sono moltissimi gli studi a disposizione: fra tutti – anche per i riferimenti bibliografici – rinvio al mio ‘Marxismo e anarchismo’, Roma, 1971, p. 9-75. La raccolta più organica di scritti marx-engelsiani sul problema è quella curata da Giorgio Backhaus, ‘Critica dell’anarchismo’, Torino, 1972, ma sono in genere da vedere tutti gli studi sulla Prima Internazionale e del dibattito, anche se spesso opinabile, è il volume di Jacques Duclos, ‘Bakounine et Marx. Ombre et lumière’, Paris, 1974]