“In un lontano 1969, Gian Mario Bravo ha pubblicato nella rivista «Il Pensiero politico» (II, pp. 224-254) un saggio su ‘Il concetto di rivoluzione nel socialismo premarxista’, ripubblicato nel volume ‘Il socialismo da Moses Hess alla Prima Internazionale nella recente storiografia’ (Torino, Giappichelli, 1971). In questo saggio ha affermato che nel socialismo premarxista tedesco il teorico più coerente della rivoluzione fu Wilhelm Weitling; questi, soprattutto nelle ‘Garanzie dell’armonia e della libertà’ (‘Garantien der Harmonie and Freiheit’, 1842), precisò che la rivoluzione è l’unico mezzo per render possibile il progresso, e deve essere realizzata senza compromessi, tramite l’insurrezione armata degli oppressi; essa è voluta dal proletariato, e sarà reale soltanto se sarà sociale, cioè se sarà comunista; la rivoluzione politica borghese, invece, opera solo riforme (op: cit., p. 38). In un precedente lavoro su ‘Wilhelm Weitling e il comunismo tedesco prima del Quarantotto’ (Torino, Giappichelli, 1963), Bravo aveva ricordato che Weitling giunse a Londra nell’agosto 1844 ed il 22 settembre 1844 ebbe luogo in suo onore un «meeting» internazionale organizzato dalle associazioni democratiche, in cui egli viene salutato come il rappresentante della causa comunista. Fu anche pubblicato un opuscolo dal titolo: ‘Young Germany. An account of the rise, progress, and present position fo German communism’ (London, 1844). (…) Il dibattito divenne più acceso quando giunsero nel dicembre 1845 le prime notizie delle agitazioni in Polonia, soprattutto a Cracovia, città controllata dall’Austria. Il 13 dicembre 1845 in un «democratic fraternal meeting», presenti esuli di molti paesi, Karl Schapper dichiarò: «The next Revolution must and will be social, as well political and national». Il 22 febbraio 1846 il governo provvisorio di Cracovia emanò un ‘Manifesto’ in lingua polacca, tradotto in tedesco e poi in inglese, nel quale si annunciava che «the nation shall have the absolute property of land». Si aprì una polemica sul quesito se il ‘Manifesto’ di Cracovia rispecchiasse «the principles of European democracy». Secondo Harney, il ‘Manifesto’ era rivolto ai «working men of all nations»; secondo Schapper, esso interessava Polonia e Italia, «the two nations at present oppressed and deprived of their political existence». Anche Marx ed Engels intervennero nel dibattito, sollevato dal ‘Manifesto’ di Cracovia, con l’ ‘Address of the German Democratic Communist of Brussels to Feargus O’Connor’, firmato Engels e Marx, Bruxelles 17 luglio 1846, e pubblicato nel giornale ‘The Northern Star’. Tale ‘Address’ nella edizione italiana degli scritti di Marx ed Engels, porta l’errata data del 1849. In questo importante testo, che anticipa il ‘Manifesto del partito comunista’, si sottolinea «the great struggle of Capital and labour, of bourgeoisie and proletarians», si afferma che «the working class will become the ruling class of England», e si teorizza la «working class democracy». Mazzini dall’agosto 1846 al giugno 1847 rispose sul «People’s Journal» con otto articoli sulla democrazia, rivolgendosi agli «English readers» ed affrontando il problema del rapporto tra casta governante e popolo governato (‘Pensieri sulla democrazia in Europa’, Milano, Feltrinelli, 1997)” (pag 236-238) [Salvo Mastellone, ‘La classe governante nel pensiero di Mazzini (1846-1847)’, (in) ‘La teoria della classe politica da Rousseau a Mosca’, a cura di Sergi Amato, Cet – Centro Editoriale Toscano, Firenze, 2001]