“Sul problema del metodo nella emancipazione del proletariato e nella costituzione della democrazia si afferma l’opposizione di Proudhon alle prospettive di Marx e del comunismo, opposizione che vuole far valere motivi ideali e ragioni pratiche. Proudhon vuole decisamente smentire che il socialismo possa proporsi come dottrina definitiva capace di costituire, in virtù di una sua verità assoluta, un ordine scientificamente dimostrato; «cherchons ensemble, si vous voulez – afferma Produhon, rivolgendosi a Marx – les lois de la société, le mode dont ces lois se réalisent, le progrès suivant lequel nous parvenons à les découvrir; mais, pour Dieu! après avoir démoli tous le dogmatismes ‘a priori’, ne songeons point à notre tour, à endoctriner le peuple» (31). I proletari devono maturare la loro emancipazione in una «bonne et loyale polémique», e dare al mondo «l’exemple d’une tolérance savante et prévoyante». Chi è alla guida di questo movimento deve resistere alle suggestioni di una nuova intolleranza, non deve porsi come apostolo di una nuova religione. Questo è il metodo che Proudhon predilige, questo l’appello che contro l’estremismo rivolge al proletariato: «accueillons, encourageons toutes les protestations; flétrissons toutes les esclusions, tous les mysticismes; ne regardons jamais une question comme épuisée, et quand nous aurons usé jusqu’à notre dernier argument, recommençons s’il faut, avec l’éloquence et l’ironie». Questo metodo, opposto al sovvertimento violento, tende invece ad affermare che è possibile realizzare l’emancipazione con le riforme; «nous ne devons pas poser l’action révolutionnaire comme moyen de réforme sociale, parce que ce prétendu moyen serait tout simplement un appel à la force, à l’arbitraire, bref, une contradiction» (32)”” (pag 192-193) [Antonio Zanfarino, ‘Ordine sociale e libertà in Proudhon’, Morano, Napoli, 1969] [(31) Lettre de Proudhon à Marx, 17 mai 1846, in appendice a ‘Les confessions d’un révolutionnaire’, pag 435; (32) Ibidem]