“La Costituzione spagnola del 1812. Perché fu tanto popolare? Bisognerebbe confrontarla con le costituzioni elargite nel 1848. La ragione della popolarità della Costituzione spagnola non pare debba ricercarsi nella sua forma ultraliberale, o nella pigrizia intellettuale dei rivoluzionari liberali italiani o in altre questioni secondarie, ma nel fatto essenziale che la situazione spagnola era «esemplare» per l’Europa assolutista e i liberali spagnoli seppero trovare la soluzione giuridico-costituzionale più appropriata e più generalizzata di problemi che non erano solo spagnoli, ma italiani, specialmente del Mezzogiorno. Perché i primi liberali italiani (nel ’21 e dopo) scelsero la Costituzione spagnola come loro rivendicazione? Si trattò solamente di un fenomeno di mimetismo e quindi di primitività politica? O di un fenomeno di pigrizia mentale? Senza trascurare completamente l’influenza di questi elementi, espressione della immaturità politica e intellettuale e quindi dell’astrattismo dei ceti dirigenti della borghesia italiana, occorre non cadere nel giudizio superficiale che tutte le istituzioni italiane siano importate dall’estero meccanicamente e sovrapposte a un contenuto nazionale refrattario. Intanto occorre distinguere tra loro Italia meridionale e il resto d’Italia: la rivendicazione della Carta spagnola nasce nell’Italia meridionale ed è ripresa in altre parti d’Italia per la funzione che ebbero i profughi napoletani nel resto d’Italia dopo la caduta della Repubblica partenopea. Ora, le necessità politico-sociali dell’Italia meridionale erano davvero molto diverse da quelle della Spagna? L’acuta analisi fatta dal Marx della Carta spagnola (confrontare lo scritto sul generale Espartero nelle opere politiche) e la dimostrazione chiara dell’essere quella Carta l’espressione esatta di necessità storiche della società spagnola e non un’applicazione meccanica dei principi della Rivoluzione francese, inducono a credere che la rivendicazione napoletana fosse più «storicistica» di quanto paia. Bisognerebbe riprendere quindi l’analisi di Marx, confrontare con la Costituzione siciliana del ’12 e con i bisogni meridionali: il confronto potrebbe continuare con lo Statuto albertino” (pag 131-132) [Antonio Gramsci, ‘Il Risorgimento’, Giulio Einaudi, Torino, 1952]