“(…) A Berlino cominciò la carriera di giornalista, collaborando al foglio socialista “Berliner freie Presse” (di cui anzi, fra il ’76 e il ’78, divenne redattore), nel quale, secondo un osservatore contemporaneo, manifestava un «grande cinismo vero morale e religione, monarchia e ordine statale». Sul giornale berlinese egli tra l’altro pubblicò un riassunto del ‘Capitale’ marxiano, abbastanza confuso ma non totalmente negativo, tant’è vero che lo stesso Engels, in alcune sue lettere all’americano Philip van Palten, segretario del ‘Central Labor Union’ di New York (del 2 e 18 aprile 1883), ne parlò come di opera “popolare”. Più duro, qualche anno più tardi, fu il giudizio di Franz Mehring nella sua ‘Geschichte der deutschen Sozialdemokratie’ (cfr. l’edizione italiana, Roma 1961, volume II, p. 480), dove questi scriveva recisamente che la “volgarizzazione” del ‘Capitale’ ad operata dal Most “brulicava dei più gravi equivoci”. La sua attività pubblicistica negli anni ’70 fu intensa: elaborò libri ed opuscoli sulle proprie vicende giudiziarie, s’occupò dei rapporti fra piccola borghesia e socialdemocrazia, celebrò – in un interessante studio del 1875 la ‘Commune’ parigina, e trovò anche tempo di polemizzare col famoso storico Mommsen per la sua ‘Storia di Roma’ (e, commentava ancora il Mehring a questo proposito, «certo la sua polemica non fu affatto così priva di gusto come la stampa borghese volle affermare, sebbene lasciasse molto a desiderare», e scrisse egli stesso nel ’78 un volume su ‘Die sozialen Bewegungen im alten Rom und der Cäsarismus’ (‘I movimenti sociali nella Roma antica e il cesarismo’). Tutta questa produzione dimostra la validità del suo ingegno, ancor più se si tien conto che nello stesso periodo egli fu impegnato in una rilevante attività politica pubblica, con le persecuzioni poliziesche che ne furono la conseguenza logica. Nel 1874 fu eletto, nel collegio di Chemnitz, al ‘Reichstag’, per la ‘Sozialistische Arbeiterpartei Deutschlands’: venne rieletto nel 1877, perdendo poi nell’anno seguente il mandato parlamentare: ma già nel ’74 era stato arrestato a Magonza per aver espresso opinioni favorevoli alla ‘Commune’, e, trattato alla pari di un malfattore, condannato a un anno e mezzo di prigione. Incarcerato di nuovo nel ’78, il 9 dicembre dello stesso anno venne espulso da Berlino: si rifugiò a Londra, dove già nei primi giorni del gennaio seguente fece uscire, in collaborazione con la locale società operaia comunista di cultura, un nuovo foglio, “Die Freheit” (“La libertà”) che egli pur con molte sospensioni e numerosi spostamenti e cambiamenti, continuò a pubblicare per quasi sei lustri, fino alla morte. Ma proprio il primo periodo di attività londinese l’allontanò dal socialismo organizzato, tant’è che dopo poco più di un anno di vita londinese fu espulso dalla SAPD. Nello stesso periodo giunse alla rottura con Marx ed Engels, i quali a Londra, lo avevano accolto con particolare attenzione: in breve infatti si staccò intellettualmente dall’originaria matrice socialistico-marxista, esprimendo le nuove idee che egli stesso su suo giornale definiva comunistico-libertarie. Engels, alla fine del ’79, commentava all’anziano rivoluzionario e internazionalista Johann Philipp Becker (cfr. Marx-Engels, ‘Werke’, Berlin, 1966, vol. XXXIV, p. 433): «La “Freiheit” è puro ruggito senza alcun contenuto e intelligenza, e Most, che invero non è affatto privo di talento, si dimostra incapace di portare alla luce un solo pensiero, dopo essersi allontanato dal terreno del partito». E a questa opinione si può affiancare quella del Mehring (op. cit. p. 557): «Dopo la sua espulsione dal partito, il Most era caduto sempre più in basso, esternamente faceva professione di anarchismo, senza in realtà aver niente a che fare con quella corrente: il contenuto della “Freiheit” era dalla prima all’ultima riga assurdo e rabbioso livore” (pag 780-781) [Gian Mario Bravo, a cura, ‘Gli anarchici. Volume primo’, Utet, Torino, 1978]
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- Articolo pubblicato:8 Febbraio 2025