“Nel tentativo di «correggere» l’impostazione politica del movimento operaio italiano e le sue debolezze intervenivano negli stessi anni Marx e soprattutto Engels, la cui attenzione ai problemi italiani però non era esclusivamente rivolta a combattere l’influenza bakuniniana divenuta predominante nell’organizzazione. È quanto viene dimostrato nel carteggio di Marx e di Engels con italiani, edito da Giuseppe Del Bo, e che, nonostante le ripetute critiche rivolte al curatore, conserva tuttavia una piena validità (41). Le lettere sono 529 e coprono il periodo tra il 1848 e la morte di Engels; quelle che hanno un qualche collegamento con l’Internazionale sono comprese nella prima parte, fino alla data della morte di Marx (42); l’AIL è menzionata per la prima volta in una lettera di L.D. Canessa, che il 29 aprile 1866 si rivolgeva da Genova a Hermann Jung per avere notizie dell’associazione (43); le ultime lettere che riguardano direttamente l’AIL risalgono al periodo settembre 1873-ottobre 1876 (44), in cui si hanno soltanto quattro comunicazioni; in questo folto complesso di missive, anteriori al luglio 1870 sono soltanto sei lettere, cui se ne aggiungono una del ’48 (quella assai nota di Marx all’ ‘Alba’ di Firenze) e una del ’60; nell’ambito di tale parte del carteggio è da porre in evidenza, come d’altronde è già stato fatto da studiosi e da recensori che si sono occupati del tema, l’importanza del carteggio Engels-Cafiero e la rilevanza, per approfondire i problemi italiani, di quelli Engels-Cuno e Engels-Marx-Bignami, o anche per scoprire l’involuta mentalità di un operaio italiano «politicizzato» del tempo, la corrispondenza Engels-Terzaghi. Il volume è dunque decisivo per individuare non tanto e soltanto i rapporti intercorsi fra Marx e Engels da una parte e, dall’altra, cittadini italiani immediatamente o meno nel movimento operaio, quanto per esaminare le relazioni fra l’Internazionale e l’Italia, dimostrando la vitalità dell’Associazione e la straordinaria attività svolta dai membri del Consiglio Generale londinese specie negli anni 1870-’73. Senza tema di smentita, si può dire che si tratta di documenti capitali per lo studio delle vicende del socialismo italiano, e questo non esclusivamente per ciò che riguarda gli ultimi anni di attività di Engels (1883-1895). Ma anche un altro dato risulta dall’esame del primo gruppo di lettere: è evidente infatti una frattura intellettuale tra gli scritti di Marx e di Engels da una parte e quelli dei corrispondenti italiani dall’altra: non vuol essere questa una semplicistica affermazione di superiorità, ma soltanto una constatazione che, nel caso del più capace e «agguerrito» corrispondente, Carlo Cafiero, balza agli occhi proprio per le ingenuità del giovane napoletano. Engels per contro, indirizzandosi al Cafiero, era in grado di delineare la politica del Consiglio Generale sapendo di parlare a persona in grado di capirlo: nei suoi resoconti e in specie nella lettera del 28 luglio 1871 (45) sono compresi i motivi politici, cioè fondantisi su una precisa documentazione (e non «personalistici» come sostiene ad esempio Richard Hostetter), della polemica dei londinesi contro i bakuninisti; non solo, ma la lettera citata dimostra anche come nel seno del Consiglio Generale e in epoca già tanto avanzata sussistessero correnti ideologiche, ma come le sole temibili, perché disgregatrici ed infiltrantisi occultamente nel corpo sano dell’AIL, nel loro muoversi quasi sempre sotterraneo, fossero quelle bakuniniste. Scriveva Friedrich Engels: «(…) Come dico, siffatta discussione procede costantemente non soltanto nel seno dell’Associazione ma sì ancora nel Consiglio Generale la dove sono ‘comunisti proudhonisti owenisti chartisti e bakuninisti etc etc. La massima difficoltà è di riunirli tutti e di fare che le divergenze di opinioni su tali fatti non turbino la solidità e la stabilità dell’Associazione. E qui noi siamo stati sempre fortunati con la sola eccezione degli svizzeri ‘bakuninisti’ i quali con vera furia settaria, osarono sempre, sia direttamente d’imporre il loro programma all’Associazione, sia indirettamente ancora formando una società internazionale speciale con proprio Consiglio Generale, proprio Congresso, e ciò nel seno della grande Internazionale (…)» (46). L’elemento generale di valutazione che si può trarre dalla lettura della ‘Corrispondenza’ per gli anni della Prima Internazionale, cioè dei diversi carteggi e delle lettere singole di Marx e di Engels ai corrispondenti italiani, è che vengono superate le considerazioni negative sull’incidenza in Italia negli anni ’70 dell’opera dei due amici, compiute da storici non obiettivi e polemici nei confronti del marxismo e quindi diventati automaticamente ma senza nesso logico – per motivi squisitamente politici – «filo-bakuninisti»: ultimi fra tutti può essere il nuovo menzionato l’Hostetter” (pag 15-17) [Gian Mario Bravo, ‘A un secolo dalla fondazione della Prima Internazionale. Stato degli studi e delle ricerche’, (in) ‘Rivista Storica del Socialismo’, Milano, n. 24, gennaio-aprile 1965] [(41) Cfr. Marx e Engels. Corrispondenza con italiani’, cit. A cura di Giuseppe Del Bo. Cfr. fra le numerose recensioni e discussioni: Ernesto Ragionieri, ‘Marx, Engels e i loro corrispondenti italiani’, in L’Unità, Milano, n. 297, 29 dicembre 1964; Gastone Manacorda, ‘Giuseppe Del Bo, ovvero: come non si scrive (ma si firma) una prefazione. (A proposito della Corrispondenza di Marx e Engels con italiani), in ‘Studi Storici’, Roma, n. 4 ott-dic. 1964, pp. 731-753; Leo Valiani, ‘L’italiano tra Marx e Bakunin’, Roma, n. 7, 13 febbraio 1965; Pier Carlo Masini, ‘Engels e Cafiero’, in ‘Tempo presente’, Roma, n. 4, 1965, pp. 6-25; Alessandro Galante Garrone, recensendo il volume (cfr. ‘Gli amici italiani di Marx e di Engels’; in ‘La Stampa’, Torino, n. 4, 6 gennaio 1965), dice a proposito della diffusione del bakuninismo in Italia: «La lotta stessa contro Mazzini, che Marx fu il primo ad auspicare, doveva alla fine ritorcersi contro di lui e favorire Bakunin che, col suo fiuto tattico, coglieva ogni occasione per far notare agli amici italiani la coincidenza di Marx con Mazzini n punto di centralizzazione politica»; (42) Cfr. ‘Marx e Engels. Corrispondenza con italiani’, cit., p. 2-294; (43) Ibidem, p. 2-3; (44) Ibidem, p. 294; (45) La lettera, nella scorretta traduzione operata dalla polizia napoletana, è stata ritrovata nell’Archivio di Stato di Napoli dal Romano, che l’ha pubblicata nel II volume della sua opera, p. 315-321; (46) Cfr. ‘Marx e Engels. Corrispondenza con italiani’, cit., p. 32-33]