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“Materialismo. Il materialismo di Marx era di tipo particolare, per nulla identico a quello del XVIII secolo. Quando parla di “concezione materialistica della storia”, non pone mai l’accento sul materialismo filosofico, ma soltanto sul meccanismo causale di natura economica dei fenomeni sociali. La sua posizione filosofica è esposta nel modo migliore (anche se molto succintamente) nelle ‘Undici tesi su Feuerbach’ (1845). In queste egli dice: «Il difetto capitale di ogni precedente materialismo – compreso quello di Feuerbach – è che l’oggetto (‘Gegenstand’), la realtà, il dato sensoriale, viene percepito sotto forma di oggetto (‘Objekt’) o di contemplazione (‘Anschauunung’), ma non come attività umana sensibile o come pratica, non soggettivamente. Dunque se ne deduce che l’aspetto attivo è stato sviluppato dall’idealismo in opposizione al materialismo (…). La questione se la verità oggettiva appartenga al pensiero umano non è una questione teorica, è una questione pratica. La verità, vale a dire la realtà e il potere, del pensiero dev’essere dimostrata nella pratica. Il problema della realtà o non realtà di un pensiero, che sia isolato dalla pratica, è un problema meramente accademico (…). Il punto più alto, che possa essere raggiunto dal materialismo contemplativo, vale a dire dal materialismo che non considera la sensibilità come un’attività pratica, è la contemplazione dei singoli individui nella “società borghese”. Il punto di vista del vecchio materialismo è la società “borghese”; il punto di vista del nuovo è la società ‘umana’ o un’umanità socializzata (‘vergesellschaftete’). I filosofi si sono limitati a interpretare il mondo in diverse maniere, ma il nostro compito è ‘cambiarlo’»” [Bertrand Russell, ‘Il materialismo dialettico’] [(in) B. Russell, ‘Il mio pensiero. La riflessione di un grande filosofo sui temi cruciali del nostro tempo’, Roma, 1997, a cura di Robert E. Egner e Lester E. Denonn]