“Il concetto marxiano di essere e avere è sintetizzato in questa proposizione: «Meno si ‘è’, e meno si esprime la propria vita; più si ‘ha’, e più alienata è la propria vita… Tutto ciò che l’economista ti porta via in fatto di vita e umanità, te lo restituisce in forma di denaro e ricchezza». Il «senso dell’avere» di cui parla qui Marx è esattamente lo stesso di quel «legame all’io» di cui parla Meister Eckhart, cioè l’aspirazione alle cose e al proprio io. E Marx fa riferimento alla ‘modalità essenziale dell’avere’, non già al possesso in sé, non già alla proprietà privata non alienata, in quanto tale. La meta non è costituita né dal lusso né dalla ricchezza, ma neppure dalla povertà; in effetti, sia il lusso sia la povertà da Marx sono considerati vizi. La meta è la «creazione». In che cosa consiste dunque questa nascita? Nell’attiva non alienata espressione delle nostre facoltà verso gli oggetti corrispondenti. Prosegue Marx: «Tutti i rapporti ‘umani’ dell’uomo con il mondo – la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto, il tatto, il pensare, l’osservare, il sentire, il desiderar, l’agire, l’amare -, in una parola tutti gli organi della sua individualità… costituiscono, nella loro azione obiettiva [nella loro ‘azione in rapporto all’oggetto’], l’approvazione di tale oggetto, l’appropriazione della realtà umana». È questa la forma dell’appropriazione secondo la modalità dell’ ‘essere’, anziché secondo la modalità dell’avere. Questa forma di attività non alienata è stata definita da Marx come segue: «Supponiamo che l’ ‘uomo’ sia ‘uomo’, e che il suo rapporto con il mondo sia umano. In tal caso, l’amore può essere scambiato soltanto con l’amore, la fiducia con la fiducia, eccetera. Se si desidera godere l’arte, bisogna essere una persona dotata di cultura artistica; se si desidera influire su altre persone, bisogna essere una persona capace di esercitare davvero un effetto stimolante e incoraggiante su altri. Ognuno dei nessi che si hanno con l’uomo e la natura devono essere un’ ‘espressione specifica’ corrispondente all’oggetto della propria volontà della propria ‘reale vita individuale’. Se si ama senza suscitare in cambio amore, vale a dire se non si è in grado, grazie alla ‘manifestazione’ di se stessi quale individuo amante, di fare di sé stesso una ‘persona amata’ allora il proprio amore è impotente e infelice». Ma le idee di Marx sono state assai presto corrotte, e se ciò è avvenuto è forse perché Marx è vissuto cent’anni troppo presto. Egli riteneva con Engels che il capitalismo avesse toccato il limite delle proprie possibilità, e quindi che la rivoluzione fosse dietro l’angolo. Ma si sbagliavano di grosso, come Engels dovette ammettere dopo la morte di Marx. Avevano formulato la loro nuova dottrina proprio al culmine dello sviluppo capitalistico, senza riuscire a prevedere che sarebbe occorso più di un secolo perché avessero inizio il declino del capitalismo e la crisi conclusiva. Era una necessità storica che un’idea anticapitalistica, diffusa in concomitanza con l’apogeo del capitalismo, per potersi imporre dovesse venire tradotta senza residui nello spirito del capitalismo; ed è appunto quello che è accaduto” (pag 240-241) [Erich Fromm, ‘Avere o essere?’, A. Mondadori, Milano, 2010]
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- Articolo pubblicato:8 Gennaio 2025