“(…) Marx bollò come “spregevole” e come “un peccato contro la scienza” ogni metodo che subordinasse l’obiettività scientifica a un interesse estraneo ad essa, fosse pure quello dei lavoratori. E, sulle orme di Richard Jones e di John Stuart Mill, egli cominciò, agli inizi del decennio 1850, a usare il concetto di una specifica società asiatica od orientale. Sottolineando particolarmente il sistema asiatico di economia, che egli chiamava il “modo asiatico di produzione”, Marx tenne fede alla concezione “asiatica” fino alla morte, cioè per la maggior parte della sua vita adulta. Engels, nonostante alcune occasionali incoerenze, tenne pure lui fede sino alla fine alla versione marxiana della concezione asiatica. Né Marx né Engels definirono chiaramente il fenomeno di una società orientale marginale, ma dal 1853 in poi entrambi sottolinearono la qualità “semi-asiatica” della società zarista e il carattere orientalmente dispotico del suo governo. Lenin parlò in maniera positiva della concezione marxiana di uno specifico modo asiatico di produzione, per la prima volta nel 1894 e per la seconda volta nel 1914. Seguendo Marx ed Engels, egli riconobbe l’importanza delle istituzioni “asiatiche” per la Russia zarista, la cui società egli considerava “semi-asiatica” e il cui governo riteneva dispotico” [Karl A. Wittfogel, Il dispotismo orientale, volume primo, 1968]