“Nel 1931, nella sua famigerata lettera alla redazione della rivista “Proletarskaia Revolutsia” su “Alcuni problemi della storia del bolscevismo”, Stalin pronunciava contro il patrimonio teorico di Rosa Luxemburg un verdetto, che mise praticamente fine per più di vent’anni a ogni ricerca positiva sulla sua opera e alla pubblicazione dei suoi scritti. Non analizzeremo qui le ragioni per le quali Stalin collocò la rivoluzionaria polacca nel campo degli avversari politici nei contrasti e nei dibattiti che erano allora in corso nel Partito bolscevico. Fatto sta che a partire dal 1931 si incominciò a parlare di Rosa Luxemburg soprattutto sotto il punto di vista delle sue idee errate e ciò nonostante l’opinione di Lenin che, pur criticandola severamente, considerava la sua opera molto utile all’educazione dei comunisti del mondo intero, dunque un contributo ‘positivo’ alla teoria e alla prassi marxista. Si sa che Lenin polemizzava spesso con Rosa Luxemburg. Dopo la morte di lei, egli riassunse brevemente i punti di vista di questa polemica ed enumerò quelli sui quali la su posizione gli pareva errata. «Rosa Luxemburg si è sbagliata sulla questione dell’indipendenza della Polonia; si è sbagliata nel 1903 nella sua valutazione del menscevismo; si è sbagliata nella sua teoria dell’ accumulazione del capitale; si è sbagliata quando nel luglio 1914, accanto a Plechanov, Vandervelde, Kautsky, ecc., ha difeso l’unificazione dei bolscevichi e del menscevichi; si è sbagliata nei suoi scritti dalla prigione nel 1918 (per altro, essa stessa, dopo essere uscita di prigione nel 1918, alla fine del 1919 ha corretto una gran parte dei suoi errori). Ma malgrado i suoi errori essa è stata e rimane un’aquila» (4). Tali questioni non esauriscono la serie di problemi su cui la posizione di Rosa Luxemburg divergeva da quella di Lenin. Va notato però che Lenin usa il verbo “sbagliare”, e che non ha mai ritenuto che le sue conclusioni fossero globalmente errate, pur essendo stato a più riprese in disaccordo con lei durante vent’anni: dunque un periodo tale da permettere già una certa prospettiva. Due anni prima della sua morte, sottolineando i meriti di Rosa Luxemburg, Lenin affermò che, nonostante gli errori commessi «non soltanto il suo ricordo sarà sempre prezioso per i comunisti del mondo intero, ma anche la sua biografia e le sue ‘opere’ complete costituiranno una lezione utilissima per l’educazione di numerose generazioni di comunisti del mondo intero» (5). Lenin aggiunse allora che non si doveva ritardare troppo la pubblicazione di queste opere, che si trattava di una cosa importante. Questo suggerimento di Lenin a proposito della pubblicazione delle opere complete non è stato mai seguito fino in fondo” (pag 31-32) [Feliks Tych, prefazione all’edizione polacca’, (in) Rosa Luxemburg, ‘Lettere di lotta e di disperato amore. La corrispondenza con Leo Jogiches’, Feltrinelli, Milano, 2019] [(4) V.I. Lenin, Opere complete, t: 33, Editori Riuniti, Roma, 1967, p. 189; (15) Ibid.]
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- Articolo pubblicato:24 Gennaio 2025