“(…) Questo riassunto altro non è che un commento alla prefazione di ‘Per la critica dell’economia politica’ di Marx. Come si può interpretare questo testo e quali conseguenze trarne per il problema del metodo? La prima interpretazione possibile, che io chiamo ‘monista’ o metafisica, non è l’interpretazione marxista autentica, anche se alcuni testi di Marx possono suggerirla. Essa consisterebbe nell’affermazione che gli uomini sono integralmente definiti dal lavoro e dalla sua forma d’organizzazione, che i regimi economici si trasformano obbedendo ad un dinamismo loro proprio, senza l’intervento di fenomeni estranei all’ordine economico. Questa interpretazione monista non è quella di Marx, perché Marx non nega l’esistenza di alcuni o l’efficacia di altri fenomeni. Quando cerca d’interpretare il movimento globale della società, egli assegna un posto ai fenomeni intellettuali, politici e religiosi. Nella dialettica della lotta di classe interviene un momento essenziale: la presa di coscienza da parte del proletariato della sua condizione. Proprio perché prende coscienza, in parte grazie ai filosofi, della sua condizione di classe sfruttata, il proletariato diviene una classe rivoluzionaria e può rovesciare il sistema capitalistico. Se tale presa di coscienza è una delle molle della storia, l’intepretazione monista non è conforme al pensiero autentico di Marx. Chiamerò ‘antropologica’ la seconda interpretazione possibile. Per essa i fenomeni economici sono essenziali nell’interpretazione di tutte le società, non perché posseggano una causalità più efficace degli altri, ma perché l’uomo è essenzialmente un essere che lavora. Nella misura in cui l’essenza dell’uomo si realizza nel lavoro, il modo in cui il lavoro è organizzato diviene la caratteristica di ogni società. (…)”. [Raymond Aron, La società industriale, 1965]