“Anche per le scelte dell’architettura e delle strutture urbane calza perfettamente il passo di Marx, riferito agli anni rivoluzionari in Francia, in cui si rivela come «tanto gli eroi quanto i partiti e la massa (…) adempirono, in costume romano e con frasi romane, il compito dei tempi loro, instaurare la moderna società borghese. Essi trovarono gli ideali e le forme artistiche, le illusioni di cui avevano bisogno per dissimulare a se stessi il contenuto grettamente borghese delle loro lotte e per mantenere la loro passione all’altezza della grande tragedia storica» (23). Le concrete realizzazioni dell’architettura milanese nel periodo napoleonico non sono molte, ma sono particolarmente importanti: l’Arena di Luigi Canonica (1805-1815), e la sequenza delle porte monumentali, che come archi trionfali segnano l’accesso alla città, la Porta Ticinese (1801-1815) e l’Arco della pace (1806-1838) di Luigi Cagnola e la Porta Nuova (1810) di Giuseppe Zanoja. L’urbanistica, anche se molti «piani» restano irrealizzati, corrisponde in pieno ai nuovi criteri tecnocratici dello stato e delle amministrazioni locali, fondati sulla priorità della politica delle opere pubbliche, su interventi pianificatori che diventino guida per tutto lo sviluppo urbano” (pag 417-148) [Luciano Patetta, ‘Il neoclassicismo’, (in) AaVv, ‘Storia della società italiana. Parte quarta. Volume XIII. L’Italia giacobina e napoleonica’, Teti editore, Milano, 1985] [(23) K. Marx F. Engels, Il 1848 in Germania e in Francia’, Roma, 1948, p. 260]