“Lo spartiacque ideologico rispetto al Medio Evo è essenzialmente nella concezione dinamica dell’uomo, nella coscienza, cioè, dell’autoproduttività, della ricomprensione del passato come storia non data ma costruita; e se l’Illuminismo perfezionerà questa acquisizione di coscienza e la filosofia dell’800 ricomprenderà nella storia lo stesso presente, è solo con Marx, dice la Heller, “con la negazione, cioè, della società borghese che anche il futuro si manifesta in forma di storia” (7). Imprescindibile, ai fini della determinazione delle tendenze dello sviluppo dei rapporti sociali di produzione in una fase così densa e dinamica, appare il richiamo all’analisi che del fenomeno Marx formula nei ‘Grundrisse’: quello che il Rinascimento non disintegra esso stesso ma lascia affiorare come già pregiudicato e dissolto dallo sviluppo precedente è il rapporto statico e naturale fra individuo e comunità e, quindi, fra l’individuo e tutte quelle condizioni che fino ad allora gli erano apparse non come modi del suo rapportarsi con la società bensì dati eterni ed irreversibili della sua determinazione naturale. E la “rottura” è duplice: dell’individuo rispetto alla sua naturalità interna, alla sua oggettività personale e rispetto alla sua naturalità esterna, rispetto alla coscienza ed al mondo sui cui poggiava la comunità, i rapporti politici dei diversi elementi della comunità che ad essa corrispondevano: la religione… il carattere, il modo di pensare degli individui etc”. Nella comunità naturale che va in crisi la proprietà delle condizioni produttive coincideva con la forma stessa della comunità nella quale l’individuo si identificava ed assolveva al suo ruolo – individuale ma contestualmente comunitario – di riprodurre le condizioni produttive. «Il capitalismo attua, invece, la ‘produzione della ricchezza’ stessa e perciò lo sviluppo universale delle forze produttive, la rivoluzione permanente delle sue premesse esistenti, come presupposto della sua riproduzione… Il risultato è: lo sviluppo tendenzialmente e ‘dunàmei’ (potenza, forza, ndr) universale dell’individuo, e lo sviluppo universale degli individui a partire da questa base, come permanente soppressione del loro ostacolo, che essi sanno essere ostacolo, non un ‘limite sacro’» (8). Al bisogno naturale della comunità, e soddisfatto nella sua consistenza in quanto dato naturale che inferiva alla comunità, si sostituisce la storicità e la socialità del bisogno, prodotto e insoddisfatto nelle forme articolate della produzione e della riproduzione” (pag 182-183) [Giampiero Stabile, “L’uomo del Rinascimento” di Àgnes Heller. (Note), Aut Aut, Milano, n. 170-171, maggio-giugno 1979] [(7) A. Heller, ‘L’uomo del Rinascimento’, Firenze, 1977, p. 2; (8) K. Marx ‘Grundrisse der Kritik der politischen Ökonomie’, tr. it., di E. Grillo ‘Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica’, Firenze, 1970, v. II, pp. 183-184]
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- Articolo pubblicato:16 Gennaio 2025