“Ma se si ammette – come è ormai chiaro che si deve ammettere (49) – che la spinta iniziale alla ripresa economica al rinnovarsi delle strutture economiche e sociali dell’Europa occidentale si produsse nel secolo IX, cade, oltre che una tesi fondamentale di ‘Maometto e Carlomagno’ (Pirenne, ndr), anche la principale, o almeno una delle principali, delle ‘Villes du Moyen Age’. Non c’entra più la questione delle fasi diverse delle concezioni storiografiche dello stesso Pirenne o la saltuarietà dell’elaborazione delle sue teoria. C’è soltanto e massimamente da rilevare che Pirenne ha scambiato per «origine» di un fenomeno la macroscopicità del fenomeno stesso (perché appare fuor di dubbio che, per questo aspetto, differenze ci furono tra IX-X e XI-XII secolo) ed ha proiettato, in maniera alquanto meccanica, all’indietro tutta una serie di deduzioni non sufficientemente documentate. Che cosa lo ha spinto a fare ciò? Un’adesione ad una visione dialettica, storico-materialistica della storia, risponde il Dhondt, che egli avrebbe accolto, «sans avoir lu une ligne de Marx» (50). Ma il punto è proprio questo: se è vero che nel saggio ‘les périodes de l’histoire sociale du capitalisme’, che è del 1914 (51), egli il successivo nascere e tramontare di diversi tipi di capitalismo, ognuno dei quali soccombe per far luogo ad un altro, ci sembra sia altrettanto vero che questo non basta a definire la concezione del «capitalismo» che ha il Pirenne come una concezione dialettica marxista o para-marxista. La dialettica in questo caso si risolve in mera successione (52). Pensiamo, piuttosto, che l’ingegno di Pirenne, negli anni giustamente indicati dal Dhondt come compresi tra il 1890 circa e il 1905, particolarmente sensibile ai problemi storico-economici abbia intravvisto nell’adozione schematica e indiretta di elementi storico materialistici ‘filtrati attraverso una cultura generale sensibilizzata a certe impostazioni filosofiche’ – cui lo storico rimane sostanzialmente estraneo, per quel che concerne una vera e propria ‘Weltanschauung’ – una possibilità unica di razionalizzare la storia e quindi la storiografia. Ma basta. Il Dhondt avrebbe forse potuto ricordare che, in quegli stessi anni, in Italia, un grande medievista, G. Volpe, studioso geniale del fenomeno economico comunale, appariva, ben più dello stesso Pirenne, vivamente influenzato dal materialismo storico” (pag XXXVII-XXXVIII) [Ovidio Capitani, introduzione, (in) Henri Pirenne, ‘Le città del Medioevo’, Laterza, Roma Bari, 1993] [(49) Cfr. J. Dhondt, ‘Henri Pirenne: historien des istitutions urbaine’, in ‘Annali della Fondazione italiana per la Storia amministrativa’, III, 1, 1966, p. 122; (50) Ivi, p. 127; (51) Ivi, pp. 103-4 e n 38 a p. 103; (52) Su questa elementare, ma fondamentale differenza, tra dialettica e successione cronologica, a proposito di Sombart e di Marx, rimandiamo ancora all’ ‘Introduzione’ di A. Cavalli a ‘Il capitalismo moderno’, Torino, 1967, pp. 25-6]