“Negli anni 1871 e 1872 non si svolge soltanto uno scontro tra Mazzini e Bakunin, ma si giuoca anche una partita triangolare. Mazzini-Bakinin-Marx (Engels) in cui ognuno dei contendenti è in lotta contro gli altri due. Così la polemica fra Bakunin e i suoi seguaci italiani da una parte e Marx (Engels) e il Consiglio generale dell’Internazionale dall’altra si intreccia con quella che abbiamo ora rievocato. Insieme le due polemiche contribuiscono a configurare storicamente l’anarchismo in antitesi tanto al socialismo marxista quanto alla democrazia mazziniana. Il giovane Cafiero, arrivando a Napoli, aveva trovato ben visibili tracce dell’influenza di Bakunin e ne aveva informato Engels. Questi, come segretario per l’Italia del Consiglio generale, aveva già fiutato il pericolo e le sue lettere a Cafiero risuonano del fragore d’armi per la guerra imminente a Bakunin e alla sua eresia. Marx ed Engels hanno deciso di finirla con Bakunin, con le sue continue rivendicazioni di autonomia delle sezioni locali e di disimpegno dell’Internazionale dalla politica parlamentare, decisi a trasformare l’Associazione in un partito fortemente centralizzato e politicamente impegnato. (…) Dietro tutti questi nuovi orientamenti, spostamenti di tendenza, cambiamenti di indirizzo, si muove la mano, abile e sollecita di Bakunin che da Locarno, con una copiosa produzione epistolare, consiglia, esorta, rimprovera, assiste idealmente e tatticamente i compagni italiani. Cafiero – che si è ulteriormente allontanato dal Consiglio generale ed è entrato in polemica epistolare con Engels – nel maggio si reca a Locarno, accompagnato da Fanelli, per incontrarsi col russo. L’incontro constatata la piena identità di vedute fra gli interlocutori, si trasforma in un’alleanza e Cafiero entra nella cerchia degli intimi di Bakunin. Tornato in Italia da Milano, verso la metà di giugno, invia a Engels la lettera che segna la sua definitiva rottura con il Consiglio generale (33). La lettera di Cafiero è un rilevante documento ideologico per la storia della genesi dell’anarchismo, in atto di differenziarsi dal socialismo d’ispirazione marxista. Dopo aver premesso che sul punto di passaggio del ‘capitale’ alla collettività non esisteva disaccordo fra comunisti e anarchici e che il disaccordo nasceva sul ‘modo’ di questo passaggio, così riassume il pensiero di Marx e di Engels: «Gli autori del ‘programma comunista tedesco’ ci dicono, su questo punto, che essi perverranno alla meta mediante ‘la conquista del potere politico da parte del proletariato: cioè mediante la costituzione di un nuovo Stato che, secondo quello che voi mi dite, pare dovrà essere abbastanza ‘forte’, che comincerà anzitutto ‘dall’imparare a leggere agli inalfabeti’, combattere il brigantaggio e la camorra’ ed ‘educare’ il popolo, che otterrà poi ‘gradatamente’ attraverso gli anni l’uso di quel ‘capitale’ tanto sospirato: mentre lo Stato, compiuta così la grande opera emancipatrice, verrebbe mano mano fondendosi in un nuovo Stato ‘sui generis’. Stato economico con tutta la sua ‘centralizzazione unitaria’ e le sue ‘armate industriali’, massime agricole”. Per capire questi appunti di Cafiero bisogna rifarsi ai dieci punti che concludono la seconda sezione de ‘Il Manifesto dei comunisti’ del 1848 (che Cafiero chiama «programma comunista tedesco» fra i quali si elencano le proposte di fabbriche nazionali, di statalizzazione di tutti i mezzi di produzione e di trasporto e di eserciti industriali per l’agricoltura. A questo si riferisce Cafiero quando rivolge ai suoi corrispondenti questo ironico invito: «Al primo sollevamento sociale delle nostre popolazioni io vi propongo di venire con Marx a proporre ai nostri contadini della Calabria e degli Abruzzi le ‘armate’ agricole». E poi continua: «Tutti vogliamo conquistare, o meglio, rivendicare il ‘capitale’ alla collettività, e all’uopo si propongono de modi diversi. Gli uni consigliano un colpo di mano sulla rocca principale – lo Stato – caduta la quale in potere dei nostri, la porta del ‘capitale’ sarà aperta a tutti; mentre gli altri avvisano di ‘abbattere tutti insieme’ ogni ostacolo e d’ ‘impossessarsi collettivamente’ di fatto di quel ‘capitale’ che si vuole assicurare per sempre proprietà collettiva. Io sono schierato coi secondi, mio caro, dal momento che, grazie al vostro ‘Manifesto comunista’, mi è stato dato di comprendere nettamente la posizione»” (pag 71-75) [Pier Carlo Masini, ,a cura di Franco Bertolucci e Giorgio Mangini, ‘Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Berneri. Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta – Storia degli anarchici italiani nell’epoca degli attentati’, BFS, Pisa, 2024] [(33) Cfr. il testo integrale della lettera in ‘La corrispondenza di Marx e Engels’, cit., pp. 219-229. Per un inquadramento storico del documento, rinvio al mio scritto ‘Engels e Cafiero’, apparso sulla rivista “Tempo presente”, aprile 1965]