“In un passo, che sul momento non mi riesce di trovare, dice una volta Marx – e l’esattezza dell’affermazione può essere confortata da un gran numero di prove – che le contrazioni del mercato monetario vengono superate più rapidamente al suo centro che non sui vari punti della periferia. E nel fare questa affermazione, Marx aveva sott’occhio, nella stessa Inghilterra, un mercato monetario molto più accentrato di quello odierno. Ancora, (Il Capitale, L. III, p. 566), egli afferma che, con l’estensione dei mercati i crediti diventano a scadenza più lunga, cosicché l’elemento speculativo è destinato a dominare sempre più le transazioni. Ma la rivoluzione dei mezzi di comunicazione, che frattanto si è compiuta, ha sotto questo aspetto più che compensato gli effetti delle distanze spaziali (1). Se con ciò non si può dire che le crisi del mercato monetario siano eliminate, tuttavia – e questo è il punto – le restrizioni del mercato monetario sono notevolmente ridotte per l’esistenza di imprese commerciali largamente stratificate e difficilmente controllabili. Il rapporto tra le crisi monetarie e le crisi commerciali non è stato ancora chiarito a tal punto da potersi dire, in un caso concreto di coincidenza delle due, sia stata la crisi commerciale ovvero la sovrapproduzione la causa diretta della crisi monetaria. Nella maggior parte dei casi evidentemente non è stata la sovrapproduzione effettiva, ma la speculazione a paralizzare il mercato monetario e, per questa via, a premere sull’andamento generale degli affari. Ciò risulta dai singoli dati che Marx fornisce nel terzo libro del Capitale, desumendoli dalle indagini ufficiali sulle crisi del 1847 e 1857, ed è anche confermato dalla documentazione che il professor Herkner adduce, su queste e su altre crisi, nel suo schizzo sulla storia delle crisi commerciali contenuto nel ‘Handwörterbuch der Staatswissenschaften”
(1) “Engels calcola al 70-90% l’avvicinamento dell’America e dell’India ai paesi industriali europei in seguito all’apertura del Canale di Suez, allo sviluppo del naviglio da trasporto ecc., e aggiunge che a causa loro “questi due grandi focolai di crisi dal 1825 al 1857…hanno perduto gran parte del loro potenziale esplosivo” (Il Capitale, Libro III, p. 102). A p. 486 del medesimo libro Engels afferma che certe speculazioni legate a manovre creditizie, che Marx descrive come fattori di crisi del mercato monetario, sono state stroncate dall’istituzione della linea telegrafica transoceanica. Per un giudizio sullo sviluppo del credito è importante anche la rettifica che Engels ha interpolato a p. 607 del Libro III” [E. Bernstein, Socialismo e socialdemocrazia] [in ‘Il marxismo e il ‘crollo’ del capitalismo’, a cura di Lucio Colletti, 1975] (pag 126)