“E se l’indirizzo cartesiano può dirsi proseguito e quasi completato da Kant, quello baconiano torva ora, nel secolo XIX, i suoi più autentici continuatori nel pensiero di Saint-Simon e, sotto certi aspetti, in quello di Marx. Nei testi sansimoniani riprende l’invito alla conquista della natura da parte degli uomini associati. Il nuovo progetto di organizzazione del ‘sistème industrial’ intende trasferire le tensioni politiche in campo economico, attraverso uno spostamento della relazione di sovranità: è la natura che deve ora essere sottomessa al potere degli uomini associati. La società viene concepita come un’immensa officina, il cui scopo esclusivo è la produzione, cioè la coalizione delle forze individuali per conquistare la natura mediante la tecnica: in questo senso Saint-Simon propone di sostituire «l’exploitation de la nature par l’homme associé à l’homme», affermando categoricamente che «il n’y a d’action utile exercée par l’homme que celle de l’homme sur les choses» (13). Ora, proprio su questo piano è stata rilevata (14) una non indifferente analogia fra pensiero sansimoniano e pensiero marxiano, nel senso che Saint-Simon anticipa singolarmetne il principio di cui Marx doveva servirsi quale strumento-chiave per la sua interpretazione della storia: la prassi lavorativa come spiegazione del fenomeno sociale. Il «fare» dell’uomo, l’attività febbrile e tecnica, non sono pensati come realtà a sé stanti, ma come agenti primari di trasformazione non solo della natura, ma anche dei rapporti sociali. «Il lavoro è un processo che si svolge fra l’uomo e la natura, nel quale l’uomo, per mezzo della propria azione, media, regola e controlla il ricambio orgainco fra se stesso e la natura: contrappone se stesso, quale una fra le potenze della natura, alla materialità della natura» (15): in questa celebre definizione, la natura appare dunque come il momento passivo del rapporto, di cui l’uomo solamente costituisce il momento attivo, che incide sulla realtà naturale sino al punto da ridurla a misura dell’uomo. L’alienazione stessa – idea su cui tanto il filosofo tedesco insiste nel corso della sua opera – è destinata a durare fintantoché l’uomo si trova dinanzi la natura come realtà esteriore: fino a quel momento, infatti, l’uomo è costretto a rimanere estraneo a sé, trovandosi condizionato da una natura estrinseca, che gli impone di conservare se stesso attraverso ciò che oggettivamente gli è esteriore. La possibilità di superamento di un tale ‘status’ si fonda dunque sulle accresciute capacità dell’uomo di trasmutare, con il lavoro, la natura. Solo allora, secondo Marx, quando l’uomo sarà riuscito a dominarla integralmente, la storia della natura potrà diventare, nel «regno della libertà», veramente storia umana. La concezione strumentale della natura, propria del sansimonismo, è dunque penetrata profondamente nel pensiero marxiano” (pag 244-245) [Ettore Todescan, ‘Natura. Riflessioni sulla genesi dell’ideologia tecnocratica’ (in) AaVv, La società criticata. Revisioni tra due culture’, Morano editore, Napoli, 1974] [(13) ‘L’organisateur’, Lettre XIe (in ‘Oeuvres de Saint-Simon et d’Enfantin’, Paris, 1869, vol. XX, p. 192. Sull’ideologia sansimoniana, v. F. Gentile, ‘Dalla concezione illuministica alla concezione storicistica della vita sociale. Saggio sul concetto di società nel pensiero di C.H. de Saint-Simon’, Padova, 1960; Cattabiani, ‘Il sansimonismo, sistema culturale della civiltà tecnologica’, saggio introduttivo a Rosmini,, ‘Frammenti di una storia della empietà’, Torino, 1968; pp. 9-45; (14) Ansart, ‘Marx e l’anarchismo’, trad. it., Bologna, 1972, p. 29 ss; (15) ‘Il Capitale’, I, I, cap. 5 (nella trad. it., a cura di Cantimori, Roma, 1964, vol. I, p. 211). Sulla concezione marxista della natura si vedano gli studi di Prestipino, ‘Uomo e natura nel marxismo’, in ‘AaVv, Uomo, natura, società. Ecologia e rapporti sociali’, Roma, 1972, pp. 35-67, e soprattutto ‘Natura e società’, Roma, 1973; nonché l’utile antologia, curata da Tranquilli e Morley-Fletcher, ‘Il rapporto tra lavoro umano e la natura in alcuni testi significativi della nostra tradizione di pensiero’, in ‘Quaderni della Rivista Trimestrale’, n. 37-38, 1973, pp. 225-236]
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- Articolo pubblicato:22 Gennaio 2025