“Fra i termini medi cui Ricardo – secondo Marx – non avrebbe prestato sufficiente attenzione, un ruolo di primo piano è svolto senz’altro dalla categoria del ‘plusvalore’. Uno dei principali rimproveri che Marx rivolge a Ricardo è infatti quello di non aver distinto con chiarezza le due nozioni di ‘plusvalore’ e di ‘profitto’, venendo a perdere così la possibilità di mettere in evidenza il nesso che collega tra loro ‘valori’ e ‘prezzi’. «Sviluppare» la teoria del valore significa per Marx, in primo luogo, delineare con precisione la differenza tra ‘plusvalore’ e ‘profitto'” (pag 137); “Dalla superficie alla connessione intima e da quest’ultima alla superficie l’esterno – il metodo scientifico come lo interpreta Marx si compone dunque di due parti essenziali che si integrano l’una con l’altra e che Marx assimila rispettivamente al ‘metodo dell’analisi’ e al ‘metodo genetico’. Gli economisti classici, e quindi, lo stesso Ricardo, hanno mancato – da un punto di vista esclusivamente metodologico – in quanto, come si è visto, affidandosi esclusivamente all’analisi, hanno trascurato lo ‘sviluppo genetico delle categorie e dei concetti all’interno della teoria. Ma oltre a non sviluppare in maniera genetica la teoria, gli economisti classici hanno – sempre secondo Marx – un ulteriore difetto: concepiscono la «’forma fondamentale del capitale’, la produzione basata sulla appropriazione di lavoro altrui, non come forma ‘storica’, ma come forma ‘naturale’ delle produzione sociale» (29). Tale difetto si connette propriamente alla posizione di classe degli economisti classici, e indica che l’economia politica «in quanto è borghese … può rimanere scienza soltanto finché la lotta delle classi rimane latente» (30). È, infatti la lotta tra le classi a fare emergere, se non proprio la coscienza, almeno il sospetto della transitorietà del modello capitalistico, ed è per questo che, allorquando dopo il 1830 la lotta di classe si intensificò sulla scena inglese ed europea, «per la scena economica borghese … suonò la campana a morte. Ora non si trattava più di vedere se questo o quel teorema era vero o no, ma se era utile o dannoso, comodo o scomodo al capitale, se era accetto o meno alla polizia. Ai ricercatori disinteressati subentrarono pugilatori a pagamento, all’indagine scientifica spregiudicata subentrarono la cattiva coscienza e la malvagia intenzione dell’apologetica» (31). Da questo momento in poi, l’economia che Marx definirà «volgare» avrà modo di diffondersi e svilupparsi: nel cosciente tentativo di evitare pericolose conclusioni cui condurrebbe un rigoroso atteggiamento scientifico, essa cercherà di ‘lasciare irrelate’ le due sfere dell’apparenza e dell’essenza. ‘Evitando la considerazione di quest’ultima, essa insisterà esclusivamente’ «sull’apparenza contro la legge che regola l’apparenza stessa» (32)” (pag 143-144) [(29) Tsp, III, p. 536; (30) C., I, pp. 38-39; (31) C., I, p. 40; (32) C., I, p. 345] [Massimo Mugnai, ‘A proposito di ‘Marx e gli economisti classici’: note per la ricostruzione del ‘programma scientifico’ marxiano’, (in) ‘Critica marxista’, Roma, n. 4, luglio-agosto 1983]