“Facendo rivivere la passione purificatrice dei profeti ebraici e unendosi ai grandi poeti (“borghesi”), Marx denuncia violentemente la potenza corruttrice del denaro e cita Shakespeare e Goethe. Egli fa sue le invettive del ‘Timone di Atene’ (…). Parimenti cita, trovandosi pienamente d’accordo con esse, le parole pronunciate da Mefistofele nel gabinetto di lavoro di ‘Faust’ (…). Il denaro è alienatore e maledetto perché capovolge le proprietà – naturali? – delle cose, concilia i contrari, soggioga l’umanità degli uomini e prostituisce tutto ciò che compra. Le proprietà del denaro divengono proprietà di colui che, possedendolo, come “proprietà universale” può appropriarsi di tutto. Riassumendo questi due testi shakespeariani e goethiani, Marx scrive: “La perversione (‘Verkehrung’) e la confusione di tutte le qualità umane e naturali, la conciliazione delle impossibilità – la potenza divina – del denaro consistono nella sua ‘essenza’; la sua essenza è l”essenza generica’ (‘Gattungswesen’) dell’uomo che si aliena, si spoglia e si vende. E’ il ‘potere’ esteriorizzato [alienato] dell”umanità'” (‘Manoscritti’). L’uomo che vuole soddisfare un bisogno e ha denaro può ‘realizzare’ i suoi desideri, mentre l’uomo che ha soltanto bisogni ed è senza denaro si limita a rappresentarsi l’appagamento dei suoi desideri; così, il primo entra in contatto con la realtà del mondo esterno, mentre il secondo si rifugia nell’intimo del pensiero, pensiero che si sviluppa nell’ambito dell’esteriorità alienante. Inoltre, l’assenza di denaro determina parimenti un’assenza di bisogni. Il denaro può quindi tramutare la rappresentazione del bisogno in realizzazione oggettiva, e la realtà del bisogno in semplice rappresentazione soggettiva. Poiché il lavoro umano è, attraverso l’alienazione, produttore di valori che si utilizzano e si scambiano, il denaro è divenuto ciò che si scambia con tutte le cose e ciò con cui tutte le cose si scambiano. Molto prima di Timone di Atene, Mefistofele e Marx, Eraclito aveva colto in tutto lo splendore della sua universalità il processo “dialettico” della conversione di tutte le cose in denaro e del denaro in tutte le cose. “Con il fuoco si scambiano tutte le cose e il fuoco si scambia con tutto, come l’oro si scambia con le merci e le merci con l’oro”, ci dichiara il suo frammento 90. Nel primo libro del ‘Capitale’, al capitolo III, dedicato al denaro o alla circolazione delle merci, e nel paragrafo che tratta della ‘metamorfosi delle merci’, Marx cita testualmente Eraclito e pensa che il suo frammento illustri il processo che egli studia, cioè la trasformazione della merce in denaro e la sua ritrasformazione in merce, tutto potendosi così vendere e comprare. Ma ciò che soprattutto interessa l’autore dei ‘Manoscritti economico-filosofici’ è il potere alienante e alienatore del denaro, il fatto che esso provochi la confusione generale del nostro mondo capovolto e pervertito” [Kostas Axelos, Marx pensatore della tecnica, 1963]