“«Nell’esistenza di un popolo – scrive Hegel nel paragrafo 549, dedicato alla “Storia universale”, dell”Enciclopedia’ – lo scopo esistenziale è di essere uno Stato e di mantenersi come tale: un popolo senza formazione politica (una nazione come tale) non ha propriamente storia; senza storia esistevano i popoli prima della formazione dello Stato, e altri anche ora esistono come nazioni selvagge. Ciò che accade ad un popolo e ha luogo entro di esso, ha il suo significato essenziale nella relazione verso lo Stato: le mere particolarità degli individui sono massimamente lontane da quell’oggetto, che è di pertinenza della storia». Troviamo qui esposti alcuni nodi del problema. Detto molto schematicamente, in Hegel – e ciò emerge con chiarezza dalla critica marxiana – l’unità- distinzione, la scissione- contrapposizione di Stato politico (politischer Staat) e società civile (bürgerliche Gesellschaft) vengono concepiti in un rapporto che, nella misura in cui è riferito all’evoluzione della moderna storia europea (rivoluzione industriale e rivoluzione borghese) appare, secondo Marx, capovolto. Hegel, cioè, concepisce lo Stato come un soggetto reale e la società civile invece – così come «i popoli prima della formazione dello Stato» – come appartenenti alla sfera della sua finità. «Egli [Hegel] – per dirlo nella formulazione marxiana – vuole che l’universale in sé e per sé, lo Stato politico, non sia determinato dalla società civile, ma all’inverso, la determini» (1)” (pag 195-196); “Partendo da una rilettura critica dei testi di Marx e di Engels sull’America Latina (5) e con argomentazioni assai ampie – e molto spesso convincenti – Aricó dimostra come nelle sue interpretazioni latinoamericane Marx sia stato, diciamo pure, trascinato o forzato dalla polemica anti-hegeliana sino a giungere alla negazione quasi meccanica (perché speculare ai ragionamenti di Hegel) di ogni possibile ruolo “autonomo” dello Stato politico: la polemica cioè, sorta in occasione della critica del modello «europeo» viene indebitamente estesa anche ai modelli «extra-europei» (non capitalistico-borghesi, ecc.). Con questo assunto Marx impedirebbe a se stesso di riconoscere nello Stato una qualche capacità di «fondazione» o di «produzione» della società civile e, per estensione ed analogia, una qualsivoglia influenza nei processi di «costituzione» o «fondazione» della ‘nazione'” (pag 197); “(…) Aricó ribatte, punto per punto, le interpretazioni volgari che si sono fatte del rapporto tra pensiero marxiano (e marxista) e America Latina che hanno fatto risalire, per molti decenni, l’incomprensione di Marx (e di Engels), volta per volta, all’insufficiente conoscenza storica specifica del continente, ai limiti dell’approccio occasionale o giornalistico o ad elementi psicologici o culturali propri dell’eurocentrismo, ecc. «Tutti questi elementi limitativi poterono emergere e svisare le riflessioni di Marx – incalza Aricó – perché un atteggiamento ‘politico’ precedente e pregiudiziale offuscò il suo sguardo» (p. 158). Questo atteggiamento dunque va cercato altrove. Esso, ripetiamolo ancora una volta, si fonda «nella convinzione marxiana secondo cui lo Stato ‘non’ poteva essere il centro produttore della società civile» e che, inoltre, «come aveva affermato reiteratamente, e ripetuto ancora nelle sue osservazioni al Maine “la supposta esistenza indipendente e suprema dello stato ‘è solo apparente’ ed è (…) in tutte le sue forme una ‘escrescenza’ della società”» (p. 104). Per l’insieme di queste ragioni «la visione marxiana della società civile latinoamericana come regno dell’arbitrio implicava, necessariamente, squalificare i processi di costruzione degli Stati che si realizzarono nel corso dell’ottocento. Ed è per questo che Marx, conclude Aricó, vede in essi l’arbitrio, l’assurdo e, in definitiva, l’irrazionalità autoritaria» (p. 104)” (pag 198-199) [Alberto Filippi, ‘«Marx y América Latina» di José Aricó, Lima, Cedep, 1980, pp. 179; (Recensioni); ‘Problemi del socialismo’, Milano, n. 21, maggio-agosto 1981] [(1) K. Marx, Opere filosofiche giovanili,a cura di G. Della Volpe, Roma, 1963, p. 104; (5) Aricó impiega l’ottima edizione critica prefatta, curata e annotata da P. Scarón degli scritti di Marx ed Engels sull’America Latina, ‘Materiales para la Historia de América Latina’, Córdoba, 1972, che li raggruppa in 15 capitoli (tra i quali ricordo per il lettore: L’America «India», Scoperta e Conquista, Oro, Argento e Danaro, L’Indipendenza – con il tanto discusso scritto di Marx su ‘Bolivar’ -, Il Commercio inglese, La Schiavitù, L’Intervento contro il México ‘juarista’, ecc.)]