“La strategia dell’opposizione totale [in Francia, al governo di fronte popolare, ndr] fu contraddetta in maniera palese. Che ciò suscitasse notevoli resistenze ed esitazioni non può meravigliare, una volta analizzata la storia del problema. Basta ricordare il grande scalpore suscitato all’inizio del secolo dal caso Millerand nonché il fatto che la risoluzione di Kautsky adottata al Congresso della II Internazionale a Parigi, la quale permetteva la partecipazione del partito socialista al governo borghese soltanto in casi eccezionali e per periodi brevi, venne considerata una concessione a favore dell’opportunismo e del riformismo e suscitò riserve non solo di Plechanov ma anche di Labriola. Lenin nel 1917 la descrisse come «generica, elusiva, conciliante nei riguardi degli opportunisti». In seguito prevalse l’opinione che essa fosse stata il primo sintomo del passaggio di Kautsky alle posizioni riformiste. Eppure la posizione del Partito comunista francese, come anche alcune enunciazioni di Dimitrov, andarono più in là della risoluzione di Kautsky, Senza addentrarmi in un’analisi sistematica del problema, vorrei far notare che durante la rivoluzione del 1905 Lenin riteneva che il partito avrebbe dovuto partecipare al governo rivoluzionario formato in seguito alla vittoria della rivoluzione borghese-democratica, in quanto questa era la condizione per conferire alla rivoluzione un carattere radicale, visto che la posizione della borghesia nei confronti dello zarismo era quella del compromesso, e anche perché la Russia non era ancora economicamente matura per una rivoluzione socialista. Il ‘partner’ del partito operaio in tale governo avrebbe dovuto essere il partito dei contadini. Plechanov denunciò allora la posizione di Lenin come un miscuglio di blanquismo e jaurésismo. In ogni caso questa posizione si riferiva ad una situazione fondamentalmente diversa da quella che esisteva nel periodo che ci interessa. Solamente dopo la prima guerra mondiale Kautsky e Otto Bauer formularono una concezione del governo di coalizione del partito socialista con i partiti borghesi, in condizioni di equilibrio di forze del proletariato e della borghesia, anche se Bauer continuava a criticare il «ministerialismo riformista» che «faceva prendere parte ai partiti proletari al governo nonostante il monopolio borghese dei mezzi del potere economico e militare» (17). (…) Quindi nelle questioni della strategia politica, della teoria dello Stato e dell’atteggiamento nei confronti dei ceti medi la concezione del fronte popolare costituisce una rottura rispetto alla dottrina leninista del dopo-ottobre. (…)” (pag 27-29) [Marek Waldenberg, ‘I fronti popolari nel quadro delle concezioni marxiste della politica’, (in) ‘La stagione dei fronti popolari’, Cappelli, Bologna, 1989, a cura di Aldo Agosti] [(17) Bauer, O., ‘Koalitionsregierungen und Klassenkampf’, in “Freiheit”, 3 bennaio 1922] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:18 Marzo 2021