“Siamo qui per discutere i temi e i problemi della concezione marxista della storia un secolo dopo la morte di Marx. Questo centenario non è una celebrazione rituale, ma è importante sottolineare sin dall’inizio l’unicità del ruolo di Marx nella storiografia; cosa che farò ricordando semplicemente tre esempi. Il primo è autobiografico. (…) E gli storici? Erano marxisti! Perché non c’era nessun altro storico né a Cambridge né altrove – e ne conoscevamo alcuni di valore, basti pensare a Marc Bloch – che, come maestro e fonte d’ispirazione, potesse competere con Marx. Il secondo esempio è simile al precedente. Trent’anni più tardi, nel 1969, il premio Nobel sir John Hicks pubblicò il volume ‘Una teoria della storia economica’, nel quale scrisse: «La maggior parte di coloro [che vogliono inquadrare il corso generale della storia] usano le categorie marxiane o qualche versione modificata delle stesse, visto che ben poco è disponibile nella forma di una versione alternativa… Tuttavia rimane il fatto straordinario che a cent’anni di distanza da ‘Das Kapital’… sia emerso così poco di nuovo» (1). Il terzo esempio viene dallo splendido ‘Civiltà materiale, economia e capitalismo’ di Fernand Braudel, un’opera il cui stesso titolo rimanda a Marx e nella quale Marx è citato più di qualsiasi altro autore, persino di qualsiasi altro autore ‘francese’. Un omaggio davvero notevole da parte di un paese sicuramente non incline a sottovalutare i propri pensatori. Quest’influenza di Marx sulla storiografia non è una conseguenza evidente. Infatti, benché la concezione materialistica della storia sia il nocciolo del marxismo e benché ogni scritto di Marx sia impregnato di storia, egli non scrisse molto di storia così come l’intendono gli storici. In questo senso Engels fu molto di più uno storico e scrisse molte più opere che oggi in una biblioteca potrebbero essere classificate sotto l’etichetta «storia». Naturalmente Marx aveva studiato la storia ed era estremamente erudito, ma non scrisse nessun’opera con la parola «storia» nel titolo, tranne per una serie di articoli di polemica antizarista pubblicati come ‘La storia diplomatica segreta del diciottesimo secolo’, che è uno dei suoi libri meno importanti. Quelli che chiamiamo «scritti storici di Marx» sono quasi esclusivamente analisi politiche e commenti di carattere giornalistico. Tra le prime, opere come ‘Le lotte di classe in Francia’ e ‘Il diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte’ sono davvero eccezionali. I suoi voluminosi scritti giornalistici, benché di qualità ineguale, contengono analisi del massimo interesse – si pensi ai suoi articoli sull’India – e sono in ogni caso esempi di come Marx applicasse il suo metodo a problemi concreti sia di storia sia di un periodo che allora storia non era ancora diventato” [Eric J. Hobsbawm, ‘Marx e la storia’, (in) Id. ‘De Historia’, Milano, 1997] [(1) J.R. Hicks, ‘A Theory of Economic History’, London, 1969, p. 3 (trad. it. ‘Una teoria della storia economica’, Utet, Torino, 1971]