“Il carteggio fra Marx e Engels mostra con quanto interesse essi seguano i progressi della ricerca scientifica, soprattutto nel corso del trentennio che va dalla metà del XIX secolo agli anni ’80: un periodo nel quale si impone nella biologia, zoologia, geologia e paleontologia, il concetto di evoluzione, nasce la chimica organica e lo sviluppo delle forze produttive diventa sempre più solidale con il progresso delle scienze della natura (chimica agraria, applicazioni industriali dell’elettricità ecc.). Negli anni 50-60 è soprattutto Marx che si occupa di scienze naturali, di fisica, di cosmologia, di geologia, di fisiologia; mentre Engels, che fino ad allora aveva limitato i suoi interessi in questo campo alla fisica e alla matematica, è soprattutto a partire dagli anni ’70, che, anche per incitamento di Marx, si inizia alle questioni di geologia e gradatamente raccoglie i materiali per l”Anti-Dühring’ e ‘La dialettica della natura’: per i saggi teorici in cui il marxismo della II Internazionale riconoscerà i capisaldi della concezione socialista delle scienze naturali (cfr. K. Marx – F. Engels, ‘Lettres sur les sciences de la nature (et les mathématiques’), a.c. di J.P. Lefebvre, Parigi, Ed. Sociales, 1973). Non è qui il caso di seguire in modo analitico l’atteggiamento di Marx e di Engels nei confronti delle scienze naturali e geografiche – non è fra gli scopi che ci proponiamo – ci limitiamo dunque a soffermarci su alcuni dei punti che in modo problematico possono illuminare alcune questioni che nel primo capitolo abbiamo constatato essere ancora aperte, per esempio il problema del determinismo geografico. Sotto questo aspetto è l”Origine delle specie’ di Darwin che, aprendo nuove prospettive, stimola la riflessione di Marx ed Engels. Engels, che legge Darwin a pochi giorni dalla sua pubblicazione, ne riconosce subito l’importanza e lo presenta a Marx come il maggior tentativo finora fatto “per dimostrare che anche la natura è soggetta a uno sviluppo storico” (Lettera a Marx dell’11 o 12 dicembre 1859). Marx, a distanza di circa un anno, riconosce che “malgrado la mancanza tutta inglese di eleganza nell’esposizione, è in questo libro che si trova il fondamento storico-naturale della nostra concezione” (Lettera a Engels del 19/12/1860)” [Massimo Quaini, Marxismo e geografia, 1974]