“Di preferenza, Schiavi corrispondeva in francese. Leggeva e traduceva con buona dimestichezza l’inglese e lo spagnolo, mentre il suo tedesco rimase sempre stentato e, comunque, insufficiente per dei buoni articoli o delle valide traduzioni. Un limite che si era palesato già nel 1895, quando appena uscito dall’università, aveva cercato subito di fornire il proprio contributo alla circolazione di Marx e della saggistica marxista in Italia, dando seguito così all’entusiasmo che avevano suscitato in lui le lezioni di filosofia della storia di Antonio Labriola. Nel novembre di quell’anno, proponeva dunque a Filippo Turati di ospitare nella Biblioteca di propaganda della “Critica sociale”, la sua prima traduzione dal francese: ‘Il Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte”. Riceveva, però, una risposta sostanzialmente negativa. Infatti, se Turati confermava l’interesse per l’opera di Marx, mostrava tuttavia la propria perplessità nei riguardi di una traduzione che non fosse realizzata sull’originale tedesco. La versione dal francese (firmata con lo pseudonimo Sticus) uscì solo nel settembre 1896 per le edizioni dell'”Asino”, senza dubbio meno prestigiose, sollevando per giunta alcuni rilievi tecnici (C. Marx, Il Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte, con prefazione di F. Engels, traduzione di Sticus, Roma, Amministrazione dell’Asino, 1896). La circostanza era confermata da una lettera dell’amico Romeo Soldi: “Ieri ho ricevuto il penultimo foglio del ’18 Brumaio’ ossia fino alla pagina 100, mancano ancora 19 pagine di stampa, ho anche le bozze della copertina cosicché credo nella settimana ventura poter avere il volume finito. Tu ne riceverai subito 50 copie. Il Pettini di Roma, però, che corregge le bozze si lamenta che la traduzione non è fatta troppo esattamente”. Schiavi recuperò ben presto un rapporto di collaborazione con Turati e fin dai primi anni del ‘900 si affermò come uno dei suoi principali appoggi nel monitorare il panorama del socialismo europeo sulle pagine di “Critica sociale”. Come vedremo, anche negli anni ’30, durante la collaborazione con Laterza, le traduzioni di Schiavi solleveranno, a volte, perplessità sulla loro correttezza. Le sue conoscenze linguistiche erano buone, ma non certo quelle di un fine traduttore. A rivestire grande valore erano, invece, all’inizio del secolo e, soprattutto, tra le due guerre mondiali, le sue scelte editoriali e le battaglie culturali che con esse cercò di combattere. Nel 1899, Schiavi pubblicava la sua seconda traduzione marxiana, ‘Rivoluzione e controrivoluzione’, con una prefazione di Benedetto Croce e un testo di Karl Kautsky in appendice (K. Marx, Rivoluzione e controrivoluzione, o il 1848 in Germania, con prefazione di B. Croce e un’appendice di C. Kautsky, Roma, Mongini, 1899). D’accordo con Croce  – che aveva dato la sua disponibilità alla prefazione su intervento di Antonio Labriola – Schiavi otteneva da Kautsky e da Paul Lafargue il permesso alla traduzione. Nello stesso tempo si proponeva a Kautsky come corrispondente della “Neue Zeit”, organo teorico della socialdemocrazia tedesca, ricevendo anche qui risposta positiva: “Vos articles me seront bienvenus”. Negli anni immediatamente successivi, Schiavi fu il collaboratore italiano più attivo della rivista di Kautsky, insieme al solito Romeo Soldi” [Carlo De Maria, Alessandro Schiavi. Dal riformismo municipale alla federazione europea dei comuni. Una biografia: 1872-1965, 2008]