“La proposizione astratta che l’introduzione delle macchine possa creare disoccupazione era stata avanzata da John Barton, in un saggio pubblicato nel 1817 (‘Observations on the Circumstances which Influence the Conditions of the labouring Classes of Society’, citato da Ricardo, ‘Principi’, a cura di Sraffa, Cambridge, 1951 p. 396 e da Marx, libro I, vol. III, p. 81), ed elaborata in modo originale da Ricardo, il quale nel capitolo ‘On Machinery’, aggiunto alla terza edizione dei suoi ‘Princìpi’, aveva ritrattato opinioni da lui espresse oralmente, in precedenza, mostrando che, ‘a parità di capitale totale anticipato’, l’introduzione delle macchine può creare “sovrabbondanza di popolazione” (disoccupazione) e “peggiorare le condizioni dell’operaio”. Questa tesi era in contrasto con la tesi prevalente fra gli economisti, i quali sostenevano che il “fondo salari” (che intendevano in senso fisico, come massa di sussistenze) non è ridotto dall’introduzione delle macchine e quindi ‘anche senza l’intervento di capitali addizionali’, i lavoratori eliminati da un certo ramo produttivo debbono venir ben presto riassorbiti, nello stesso o in altri rami. Ricardo, che presenta un esempio numerico riferito a una singola impresa, nega ciò sostenendo che il “fondo salari” (che egli intende in senso monetario) viene durevolmente decurtato, dopo l’impianto delle macchine; e viene in sostanza ad affermare che i lavoratori disoccupati possono essere riassorbiti in altri rami ‘a condizione’ che intervenga un capitale addizionale (‘Princìpi, pp. 388-90). Marx, criticando in parte ed elaborando il ragionamento di Ricardo, attacca la tesi della compensazione. Gli stessi sostenitori di questa tesi, egli dice, ammettono che il fondo ‘monetario’ dei salari diminuisce. E’ vero: la massa ‘fisica’ delle sussistenze non per questo diminuisce: ma non è esatto affermare che sarà essa in qualche modo impiegata, come prima, per rioccupare i lavoratori eliminati. Il fatto è che, con la diminuzione del fondo (monetario) dei salari e dei lavoratori occupati, la richiesta effettiva – e con essa il prezzo delle sussistenze – diminuisce. Quindi la produzione di tali beni è scoraggiata, il capitale colà investito tende a spostarsi in altri rami ed anche una parte dei lavoratori occupati nella produzione di sussistenze, durante il processo di riassestamento, perderà l’impiego (Libro I, vol II, p. 148). Marx, come Ricardo, non nega affatto che, in seguito, se ‘interviene un capitale (variabile) addizionale’, i lavoratori possono essere riassorbiti (Ivi). Riconosce che “le macchine… possono provocare un aumento di occupazione in altri rami produttivi” (Libro I, vol. II, pp. 150-1) (particolarmente, in quelli che forniscono i mezzi di produzione ai rami che introducono le macchine ed ampliano la quantità prodotta). E ammette, con Ricardo, che la formazione del capitale addizionale possa essere stimolata dalla riduzione dei prezzi dei beni prodotti con le macchine; riduzione che rende disponibile una parte del reddito dei “capitalisti” (Libro IV, vol. V, pp. 153-4). Ma fa notare che questa è una questione del tutto diversa da quella prospettata dai sostenitori della compensazione (Libro I, vol. II, pp. 150-1).” (pag 25-26) [Paolo Sylos Labini, Problemi dello sviluppo economico, 1974]