“Ma un modello corrisponde soltanto parzialmente alla realtà. Il ‘capitale’ non è la storia reale, concreta di tale o tal’altro paese capitalistico, ma lo studio della struttura che li caratterizza come «capitalistici», estraendo dall’infinite diversità delle realtà nazionali – Marx ci avvertiva esplicitamente: «Noi supporremo sempre, in questo esame generale della produzione capitalistica, che i rapporti economici reali corrispondono proprio al loro ‘concetto’, ovvero, il che è lo stesso, i rapporti reali saranno qui esposti nella misura in cui essi riflettono il proprio tipo generale» (6). Con questo metodo si può cogliere una «logica» (7) dello sviluppo sociale. Per evitare errori grossolani sugli schemi d’evoluzione costruiti da Marx ed Engels, occorre quindi riconoscere pregiudizialmente ch’essi non vogliono né possono fare la storia reale (empirica) della società ma una storia astratta di realtà ridotte alle loro strutture essenziali, una visione retrospettiva della ragione d’essere della loro evoluzione colta come sviluppo delle potenzialità e impossibilità ‘interne’ a tali strutture. Questi schemi costituiscono dunque un insieme di ipotesi di lavoro collegate a un certo stadio della conoscenza e della realtà, sono insieme punto di arrivo della riflessione teorica e punto di partenza per decifrare in seguito l’infinita varietà della storia concreta, che costituisce il solo banco di prova della validità di tali schemi ipotetici. È lì infatti che si infrange l’eterno tentativo di trasformare l’ipotesi in dogma, la verità da dimostrare in verità evidente che non ritiene di dover essere verificata e pretende di regnare a priori sui fatti. Con questo spirito Marx, tracciando nella ‘Ideologia tedesca’ (1845) il suo primo schema evoluto, ci ha insegnato come servircene, criticando chi voleva vedervi una nuova filosofia della storia, un corpo di verità assolute e ultime, accessibili al solo filosofo, dalle quali la storia trae necessità e significato. «Potremmo mettere, al posto della filosofia, una sintesi dei risultati più generali che possiamo astrarre dallo studio dello sviluppo dell’umanità. Tali astrazioni, ‘in sé’, staccate dalla storia reale, ‘non hanno assolutamente alcun valore’. Possono tutt’al più servire per classificare più agevolmente il materiale storico, per indicare la successione delle sue particolari stratificazioni. Ma non possono in alcun modo dare, come la filosofia, ‘una ricetta’, uno schema secondo cui ‘sistemare’ le epoche storiche. Al contrario, la difficoltà comincia quando ci si mette a studiare e a classificare questo materiale». (8)” [Maurice Godelier, ‘Il concetto di «modo di produzione asiatico» e gli schemi marxisti d’evoluzione delle società’, (in) ‘Sul modo di produzione asiatico’, F. Angeli, Milano, 1975] (pag 105-107) [(7) Engels, ‘Contributo alla critica dell’economia politica di Marx,. .’Das Volk’, 20 agosto, 1859. Su questi problemi: Boccara, ‘Alcune ipotesi sullo sviluppo del capitale’, ‘Economie et politique’, n. 79-80-81-82; Illenkov, ‘La dialettica dell’astratto e del concreto nel Capitale di Marx’, ‘Recherche Internationales’, 1962, n. 34; Godelier, ‘Il metodo del capitale’, ‘Economie et politique’, n. 70-71-80; (8) Marx, ‘Ideologia tedesca’]
- Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni
- Articolo pubblicato:6 Ottobre 2025
