“L’analisi di Engels (16) sulla situazione della classe operaia in Inghilterra fornisce una valida documentazione al riguardo. La realtà del primo capitalismo, le grandi città con l’effetto disgregatore che provocano sul tessuto sociale, sottolineando in modo parossistico «il principio fondamentale della nostra odierna società» e cioè l’angusto egoismo che significa «guerra sociale, la guerra di tutti contro tutti», hanno un corrispettivo materiale nelle terribili condizioni igienico-sanitarie in cui vive il proletariato urbano, ed al cui effetto in termini di mortalità, si aggiunge, tra le altre, la piaga dell’alcoolismo. Osserva Engels, come il bere costituisce la naturale reazione di chi torna a casa stanco ed esaurito dal lavoro, trovando un ambiente privo di qualsiasi elementare comodità. In questa situazione l’operaio inglese sente il bisogno «acuto» di una distrazione: «deve avere qualcosa per cui valga la pena di lavorare, che gli renda sopportabile la prospettiva delle fatiche de giorno successivo… In simili circostanze esiste una necessità fisica e morale per cui una gran parte degli operai deve soggiacere all’alcool» (17). Ma le circostanze e le considerazioni relative all’alcoolismo, valgono anche per la criminalità in genere: «Quando le cause che concorrono a corrompere l’operaio, operano con maggior forza e concentrazione del solito, egli diventerà un delinquente con la stessa inevitabilità con cui l’acqua a 80° Réaumur passa dallo stato liquido a quello gassoso» (18). Queste cause consistono nel «trattamento brutale della borghesia» per cui «l’operaio diventa appunto un oggetto privo di volontà … e, ad un certo punto, la libertà cessa per lui di esistere» (19). Perciò, conclude Engels, con l’aumento del proletariato anche il delitto è aumentato in Inghilterra e «la nazione britannica è quella che detiene il primato della delinquenza nel mondo» (20). Dal quadro, qui sinteticamente indicato, fornitoci da Engels, emerge una prima importante indicazione: il richiamo a fattori ambientali fortemente riduttivi della libertà d’azione – e quindi di scelta – del proletariato. Ecco allora che l’assunto del libero arbitrio, come presupposto delle azioni umane in generale e di quelle criminali in particolare, diventa problematico. Osserva però Engels che criminalità e lotta di classe non costituiscono fenomeni del tutto disgiunti: il crimine è il primo scalino, quello della protesta individuale, attraverso il quale l’operaio reagisce alle ingiustizie. Ma questa sua «protesta contro l’ordinamento esistente della società» rivela ben presto i suoi limiti. Ecco quindi l’esigenza che gli operai si organizzino: «essi ‘devono’ protestare contro la diminuzione del salario e perfino contro la necessità di tale diminuzione, perché devono dichiarare che, come uomini, non possono uniformarsi alle condizioni esistenti, ma che sono le condizioni stesse che devono adattarsi ad essi, gli uomini…» (21)” (pag 83-84) [Amedeo Cottino, ‘La socialdemocrazia svedese: saggi sul rapporto tra diritto e struttura sociale’, Franco Angeli, Milano, 1980] [(16) F. Engels, ‘La situazione della classe operaia in Inghilterra’, Editori Riuniti, Roma, 1972; (17) Ibid., p. 139; (18) Ibid., p. 165; (19) (20) Ibid.; (21) Ibid., p. 249]