“Se si volesse riassumere in una formula il carattere e la portata di queste differenze, ci sembra che si potrebbe dire che, mentre Kautsky è portato a sottolineare principalmente l’aspetto economico dello sviluppo delle campagne in senso capitalistico e, da questo punto di vista, è indotto a battere l’accento prevalentemente sulla inarrestabilità e necessità di questo processo, in Lenin invece la maggior considerazione prestata agli aspetti politici e sociali, alle “contaminazioni” che condizionano e influiscono sul processo stesso, conduce a una consapevolezza del suo carattere contradditorio e contrastato. Acquista perciò presso di lui maggior rilievo il problema delle “forze” sociali e politiche, delle classi e dei partiti che possono contribuire ad accelerare e a sospingere lo sviluppo oggettivo delle cose, quel problema cioè che, come si è visto, era stato sostanzialmente trascurato dall’ ‘Agrarfrage’. Osservato dal punto di vista delle classi antagoniste e delle diverse stratificazioni sociali esistenti nelle campagne, il panorama risulta più complesso, più vischioso e più contradditorio che non da quello del contrasto tra ‘Gross- e Klienbetrieb’, tra elementi precapitalistici e capitalismo. Si comprende così come Lenin alla affermazione secondo la quale “la borghesia rurale… è la padrona delle campagne” (181) faccia seguire la rettifica che ciò era vero soltanto nella misura in cui si faceva astrazione dai “fattori che frenano la disgregazione: semi-servitù, usura, ‘otrabotki'” e che “in realtà oggi i veri signori delle nostre campagne sono il più delle volte non gli esponenti della borghesia contadina, ma gli usurai rurali e i proprietari terrieri delle vicinanze” (182). In Lenin, in altri termini, ha luogo una maggior sottolineatura dell’intreccio storico e dell’intersecarsi di piani che ancora contraddistinguevano la realtà delle campagne. Non per nulla la sua opera, a differenza dall’ ‘Agrarfrage’ che è, al postutto, opera “teorica”, ha un più accentuato andamento storico e si riferisce esplicitamente ad una specifica situazione ambientale. Certo le diverse sottolineature ed accentuazioni che si possono riscontrare tra l”Agrarfrage’ e lo ‘Sviluppo del capitalismo in Russia’ possono e debbono, per una certa parte, esser ricondotte alla differenza delle situazioni che esse più direttamente riflettevano. È infatti innegabile che quell’intreccio tra vecchio e nuovo, tra feudalesimo e capitalismo che dominava la realtà delle campagne russe, si presentava in Germania con minor evidenza e rilievo. Di qui però a concludere che la teoria leninista della questione agraria (i cui elementi essenziali son già presenti nello ‘Sviluppo del capitalismo in Russia’) sia solo una generalizzazione di un’esperienza tipicamente russa, il passo è lungo. Ché anzi la sorprendente coincidenza di giudizi, che già abbiamo rilevato, tra due opere scritti contemporaneamente, rispettivamente nella remota Siberia e nel cuore della Germania prussiana, è un fatto che prova piuttosto quanto di europeo e di “universale” vi è nel marxismo e nel pensiero di Lenin. A mano a mano però che la personalità e il pensiero di Lenin e di Kautsky andranno sviluppandosi per cammini ed esperienze diverse, l’angolo di divergenza che, attorno al 1899, è appena accennato, verrà certo approfondendosi e accentuandosi. Sarebbe però più esatto dire che, mentre in Kautsky non riscontriamo un ulteriore approfondimento delle questioni affrontate nella ‘Agrarfrage’, la problematica dello ‘Sviluppo del capitalismo in Russia’ conoscerà, nei successivi scritti di Lenin, nuovi sviluppo. Si pensi al programma agrario del POSDR pubblicato nell”Iskra’ del 1902 (183), all’opuscolo ‘Ai contadini poveri’, agli scritti sulla questione agraria del periodo della rivoluzione del 1905. La ragione, a nostro giudizio, principale di queste differenze nello sviluppo di un nucleo di pensiero che pure presentava, alle origini, molte analogie, va ricercata, oltre che in circostanze di carattere oggettivo facilmente intuibili, ed alle quali accenneremo più avanti brevemente, anche nella sostanza stessa dei rispettivi atteggiamenti e di Kautsky e di Lenin nei confronti della questione agraria. La maggior consapevolezza che Lenin aveva degli aspetti e delle implicazioni politiche della questione, il maggior rilievo che presso di lui assumeva la considerazione dello stato delle forze e dei rapporti di forza nelle campagne, lo metteva anche in grado di superare con maggior facilità quel distacco tra teoria e pratica, tra questione agraria e azione rivoluzionaria che, come si è visto, Kautsky non era riuscito mai completamente a colmare. La soluzione della “questione agraria” diviene in Lenin parte integrante della “teoria della rivoluzione”; la tradizionale nozione della passività politica del mondo contadino cede il posto a quella dei contadini come “alleati” della classe operaia urbana, come forza motrice del processo rivoluzionario” (pag. LXXXVII-LXXXIX) [introduzione di Giuliano Procacci, (in) Karl Kautsky, ‘La questione agraria’, Feltrinelli, Milano, 1978] [(181) V.I. Lenin, ‘Opere complete, III, ‘Lo sviluppo del capitalismo in Russia’, Roma, 1956, p. 165; (182) Ibid., p. 175; (183) L’abbozzo di tale programma trovasi in Lenin, ‘Opere complete’, vol. IV, pp. 457-65]
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- Articolo pubblicato:11 Ottobre 2025
