“Nello stesso saggio ‘Tre fonti e tre parti integranti del marxismo’ appare un’altra espressione che pone problemi nuovi risolvendo i quali si progredisce verso il chiarimento del problema posto prima: se l’elemento ideologico della falsa coscienza sia essenziale anche al marxismo, così come lo è alla filosofia tradizionale accademica, sebbene il marxismo, oltre alla possibilità generale di contenuti veri (uguale in questo a qualsiasi costruzione ideologica), abbia l’autotrasparenza che comporta la dottrina stessa delle ideologie. Lenin infatti dice in quel saggio non soltanto che la filosofia marxista è il materialismo, ma anche che «la filosofia di Marx è il materialismo filosofico integrale» (47), nel senso di compiuto, perfetto. Troviamo tale espressione subito dopo l’espressione più semplice, Materialismo filosofico, senza ulteriore aggettivazione, in ‘Materialismo ed empiriocriticismo’ – e in generale in tutti gli scritti di Lenin – è materialismo elementare, fondamentale presa di posizione nella filosofia della conoscenza. Nelle prime pagine di ‘Materialismo ed empiriocriticismo’ si legge: “Il materialismo è l’ammissione degli «oggetti in sé», ossia fuori dell’intelletto: le idee e le sensazioni sono copie o riflessi di questi oggetti. Secondo la dottrina opposta (idealismo) gli oggetti non esistono «fuori dell’intelletto», gli oggetti sono «combinazioni di sensazioni»” (48). Il carattere assai astratto di questa definizione del semplice materialismo filosofico – tanto formale da ricordare lo stile delle concettualizzazioni di Althusser che abbiamo esaminato – risulta anche di più quando Lenin definisce la categoria fondamentale di questa filosofia, il concetto di materia: «La materia è una categoria filosofica che serve a designare la realtà obiettiva che è data all’uomo dalle sue sensazioni (…). Perciò dire che questo concetto può «invecchiare» non è altro che un ‘balbettio puerile’, un’insensata ripetizione degli argomenti della filosofia ‘reazionaria’ di moda» (49). Pare chiaro che nella grande astrattezza di questo concetto Lenin cerchi una difesa per la causa del materialismo filosofico (questo è il suo termine – «materialismo filosofico» – in un’epoca in cui non era ancora diventata di uso corrente l’insistenza su una distinzione tra materialismo storico e materialismo dialettico). La principale novità che sotto questo aspetto si produce nel pensiero di Lenin è l’apparire di un comportamento intellettuale letteralmente contrapposto a questo rifugiarsi nell’astrazione. Il nuovo orientamento tende piuttosto a fondare il pensiero su un criterio o principio di concretezza. Questo cambiamento avviene nel periodo di più intenso studio di Hegel, nel periodo in cui Lenin parla di «materialismo integrale», compiuto. Materialismo integrale per Lenin è, intanto, materialismo che si sviluppa, come egli dice, «fino alle ultime conseguenze», fino alla comprensione della storia: è completamento della dottrina generale materialistica della conoscenza con il materialismo storico. Questo è ciò che più frequentemente si ricorda dell’idea leniniana del materialismo integrale. Ma tale idea ha una conseguenza importante: la conoscenza storico-politica è conoscenza di concrezioni, di particolari formazioni storico-sociali, di classi determinate, di processi singolari, di «universalità concrete», «totalità concrete». Nelle sue letture hegeliane Lenin postilla ripetutamente la presentazione di questo «principio della concretezza» del materialismo integrale, che lo differenza dalla astrattezza del materialismo filosofico, del materialismo del secolo XVIII. Anche l’insistenza con la quale Lenin postilla la tesi hegeliana della realtà dell’apparenza (‘Schein’) è in relazione con questo principio della concretezza. Principio di concretezza è anche principio di totalità, laddove caratteristica dell’astrazione è la frammentarietà. Studiando la ‘logica’ di Hegel, Lenin annota: «L’insieme di ‘tutti’ i lati del fenomeno, della realtà, e i loro (reciproci) ‘rapporti’: ecco di che cosa è composta la verità» (30). I ‘Quaderni filosofici’ testimoniano che è stato lo studio di Hegel a consentire a Lenin di formulare definitivamente il proprio pensiero. Ma sono i suoi scritti di teoria politica e di pratica politica a spiegare perché il suggerimento hegeliano abbia dato subito i frutti nel suo pensiero. Nello studio sull”Imperialismo’, per esempio, Lenin osserva che ai fini del suo lavoro le definizioni hanno soltanto «valore condizionato e relativo», per l’impossibilità di cogliere con esse totalità concrete (51) (qui ha origine un motivo che sarà assai presente in tutta l’opera di Lukács ). Nel luglio 1917, in un momento assai decisivo della sua riflessione politica di responsabile rivoluzionario, non gli pare una perdita di tempo richiamare l’attenzione dei suoi compagni su considerazioni metodologiche di «materialismo integrale»: «Sostituire l’astratto al concreto è, in tempi rivoluzionari, una delle colpe più gravi e più pericolose» (52)” (pag 454, 455, 456) [Manuel Sacristán, Marx, marxismo, filosofia. Saggi. Volume II’, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1988] [note: (47) V.I. Lenin, Tre fonti e tre parti integranti del marxismo, in Opere scelte, cit., 1, p. 54; (48) Id., Materialismo ed empiriocriticismo’, cit., p. 23; (49) Ivi, p. 126; (50) Id., Quaderni filosofici, cit, p. 182; (51) Id., L’imperialismo come fase suprema del capitalismo, in Opere scelte, cit., I, p. 676] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]