“Le fabbriche che già a fine Settecento sorgevano in Germania sul modello inglese si differenziavano dalle manifatture principalmente per la meccanizzazione del lavoro in virtù del progresso tecnico. Qui la macchina cominciava se non a sostituire il lavoro manuale, perlomeno a integrarlo in maniera sostanziale. (…) A Berlino nel 1795 venne inaugurato il primo filatoio a vapore; a Hartau, nei pressi di Chemnitz, C.F. Bernhard originario del Palatinato, che aveva studiato per un periodo a Manchester, fondò una filatura che produceva utilizzando macchine. Ne furono poi fondate altre nei paesi asburgici, in particolare nella Boemia settentrionale. Senza dubbio le manifatture nel XVIII secolo acquistarono un’importanza economica di gran lunga maggiore delle fabbriche, ma la definizione di «periodo della manifattura» che risale a Karl Marx, ma che già Max Weber e Werner Sombart avevano rifiutato, trae in inganno, perché intorno al 1800 lavorava in totale in questa forma di impresa solo il 7% degli occupati. Solo nella produzione e lavorazione del tessile le manifatture conquistarono terreno in misura maggiore con una percentuale di occupati del 3.2%” [Horst Möller, ‘Stato assoluto o stato nazionale. La Germania dal 1763 al 1815’, Il Mulino, Bologna, 2000]
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- Articolo pubblicato:27 Giugno 2024